NFT nei videogiochi sì o no?

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Nei giorni scorsi Steam ha negato l’approdo di un gioco sulla sua piattaforma (Age of Rust) che avrebbe incluso i Non Fungible Token (NFT), oggetti digitali la cui proprietà viene certificata per mezzo della blockchain. Sono sempre di più i progetti che stanno investendo su questo fronte; e altrettanto i milioni di dollari che stanno arrivando in questo settore con diverse società che ora valgono miliardi di dollari, come Animoca Brands (The Sandbox) e Sky Mavis (Axie Infinity).

La decisione di Steam deriva dal fatto che un gioco che permette di generare valore reale (quindi fondamentalmente fare soldi veri con gli oggetti interni ai videogiochi) richiederebbe una regolamentazione diversa legata al gioco d’azzardo.

Ora un gruppo di studi attivi nei giochi basati sulla blockchain ha scritto una lettera aperta a Steam chiedendo di cambiare idea.

“I giochi basati sulla blockchain stanno dando vita a nuove idee che rinvigoriranno l’industria videoludica sia per i giocatori sia per gli editori” ha scritto Sebastien Borget, presidente della Blockchain Game Alliance. “Escludere questo settore in un momento così delicato del suo sviluppo equivale a ignorare gli enormi progressi fatti quest’anno, creando un accesso al mercato sleale per gli incumbent”.

Epic Games dice il contrario di Steam, ovviamente

Tim Sweeney, fondatore di Epic Games (che contrasta Steam su quasi qualunque cosa, da buon azienda che sta inseguendo), ha invece detto di essere disposta ad accettare giochi basati su blockchain e con gli NFT fintanto che “rispettano le leggi, sono chiare sui termini e l’età minima per giocarli viene classificata da un ente appropriato”.