La Cina aveva bloccato la pubblicazione di nuovi giochi. Ora ha ripreso: la National Press and Publication Administration (NPPA) ha approvato le licenze per 45 videogiochi per la prima volta dallo scorso luglio, ha riportato Bloomberg.
In Cina senza una licenza approvata dalla NPPA le aziende non possono legalmente gestire un videogioco, ha ricordato Niko Partners.
Le nuove licenze, comunque, riguardano i giochi prodotti in Cina. Sono attese nei prossimi mesi le licenze per i giochi importati.
Secondo gli analisti, una delle ragioni che può aver sbloccato la situazione sono state le rassicurazioni, da parte dei produttori, di poter far rispettare le restrizioni legate all’uso dei videogiochi da parte dei minorenni.
Lo scorso anno la NPPA ha imposto un limite di tre ore a settimana di gioco ai minorenni e le aziende devono predisporre efficaci misure – fra cui il riconoscimento facciale – per far rispettare tale restrizione.
A oggi oltre 5.000 aziende sono collegate al sistema anti-dipendenza nazionale e “molte aziende hanno modificato i contenuti e le aziende che non hanno rispettato le restrizioni sono state indagate e multate dei regolatori”, ha specificato Niko Partners.
Il mondo dei videogiochi è uno dei settori dove la Cina limita i contenuti per evitare che possano esserci riferimenti sovversivi rispetto alla linea di pensiero dettata dal Partito Comunista Cinese che governa il Paese.
Nonostante ciò, la Cina resta il più grande mercato di videogiochi al mondo in virtù del grande numero di persone che giocano: ha generato 47 miliardi di dollari nel 2021 e arriverà a 52,3 miliardi nel 2025, secondo le stime.