La politica si mette in mezzo a Xbox-Activision

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

È successo questo: Microsoft ha ottenuto il primo sì per comprare Activision Blizzard King.

Nei giorni scorsi l’autorità antitrust dell’Unione Europea, cioè la Commissione Europea, ha annunciato di aver approvato l’operazione ritenendo che non ci siano problemi per la concorrenza né nel mercato console (perché, a suo dire, PlayStation è abbastanza grande e solida per farcela pure nella remota eventualità che Microsoft escluda Call of Duty da PlayStation) né in quello cloud.

In quest’ultimo caso Microsoft ha dovuto proporre dei rimedi, però: gli stessi che aveva proposto all’autorità antitrust del Regno Unito, la Competition and Markets Authority, e che prevedono accordi decennali con fornitori di servizi di streaming come Nvidia (per GeForce Now), Ubitus e Boosteroid. E che nei giorni scorsi hanno già iniziato a prendere forma con il debutto di Gears 5 su Nvidia GeForce Now, a cui nel prossimo futuro si aggiungeranno anche Deathloop, Pentiment e Grounded.

Per la Commissione Europea va bene così. E parliamo di un organo che ha sempre cercato di mettere i bastoni fra le ruote a Big Tech molto più di altri: Google ha ricevuto multe miliardarie, per esempio.

Margrethe Vestager, commissario alla concorrenza, ha scritto su Twitter che “con la nostra approvazione i giochi di Activision Blizzard saranno disponibili anche in cloud. Ciò è un bene per la concorrenza e per l’innovazione e porta i giochi a molti più dispositivi e consumatori. Gli impegni di Microsoft permetteranno di giocare in streaming con qualunque servizio di streaming di videogiochi”.

Ho scritto un articolo su DDAY riguardo alla decisione della Commissione Europea, che ti invito a leggere se ti interessa approfondire le ragioni e tutto il resto.

Qua mi preme evidenziare un’altra cosa: con l’Unione Europea favorevole alla più grande operazione finanziaria nel mondo dei videogiochi, la questione rischia ora di passare a un altro livello, quello politico.

La reazione della CMA

Dico ciò perché la reazione della CMA è stata immediata.

La CMA ha ribadito che, a suo giudizio, “la proposta di Microsoft, accettata oggi dalla Commissione Europea, permetterebbe a Microsoft di impostare i termini e le condizioni di questo mercato per i prossimi 10 anni”.

Ha poi aggiunto: “Sebbene riconosciamo e rispettiamo che la Commissione Europea sia intitolata ad avere una prospettiva differente, la CMA rimane ferma sulla sua posizione”.

Quando la CMA espresse il suo blocco, la reazione di Microsoft e di Activision Blizzard King fu netta.

Robert Kotick, amministratore delegato di Activision Blizzard King, ha accusato il Regno Unito di voler restare fuori dal giro che conta e che la società “rivaluterà i suoi piani di crescita” nel Paese. Inoltre, un portavoce della società sottolineò che “il rapporto della CMA contraddice l’ambizione del Regno Unito di diventare un Paese attraente per costruire il settore tecnologico”.

Il presidente di Microsoft, Brad Smith, aggiunse ulteriore peso dicendo che la decisione della CMA “scoraggia gli investimenti e l’innovazione tecnologica nel Regno Unito”.

L’intervento della politica

Quando sei il Regno Unito e hai di fianco una grossa Unione Europea che ora può diventare un concorrente – e dopo che la Brexit si è rivelata dannosa – ecco, questo tipo di retorica, di un Paese che resta indietro e non viene più considerato come prima nei piani miliardari di alcune delle società più ricche del mondo, può fare presa.

Soprattutto se poi, pochi giorni dopo, la Commissione Europea va contro la decisione della tua autorità antitrust e sottolinea pure che ha sbagliato i calcoli. Nei giorni scorsi, inoltre, anche la Cina ha approvato l’operazione.

Perciò, non deve sorprendere che il cancelliere del Regno Unito, Jeremy Hunt, è intervenuto per far notare che sebbene sia giusto che la CMA sia indipendente, l’autorità antitrust deve anche prendere in considerazione la crescita del Paese.

“Penso che una delle ragioni per cui società come Microsoft e Google vogliono investire nel Regno Unito è perché abbiamo regolatori indipendenti che non sono controllati dalla politica e quindi possono star certi che ci sarà un campo da gioco equo”, ha detto Hunt. “Non vorrei minare niente di tutto ciò, ma penso che sia importante che tutti i regolatori comprendano le loro responsabilità più ampie verso la crescita economica”.

Il Telegraph, inoltre, ha anche riportato di un recente documento governativo che ribadisce le stesse cose.

Sarah Cardell, direttrice della CMA, ha difeso la posizione dell’autorità sull’acquisizione di Activision Blizzard King di fronte a un gruppo di parlamentari britannici, il giorno dopo la decisione della Commissione Europea. Durante l’incontro è stato chiesto, per esempio, se la CMA considera l’impatto che le sue scelte hanno sul modo in cui viene percepito il Regno Unito all’estero e sulle opportunità di investimento.

Cardell ha detto che “questo è un settore dove vogliamo assicurarci che possiamo creare e supportare le condizioni migliori per la concorrenza che permetteranno alle società grandi e piccole di prosperare, incluse molte startup britanniche e molti concorrenti britannici”.

Infine, c’è da considerare una cosa. È una formalità; ma abbiamo visto come persino le formalità, in questa sede, non sono poi cosa sciocca o futile.

Tecnicamente, la CMA potrebbe ancora cambiare idea. Si tratterebbe di una grandissima eccezione alla regola; ma è pur sempre possibile, sebbene bisognerebbe comprendere quanto probabile.

Il rapporto che è stato pubblicato il 26 aprile non è l’ultimo atto dell’indagine: manca l’ordine conclusivo, che verrà pubblicato il 19 giugno, ha fatto notare Florian Mueller, fondatore di FOSS Patents. Fino ad allora, la CMA può ancora accogliere opinioni da parte delle parti interessate.

Si tratta di un’operazione straordinaria e ogni settimana che passa ha un’evoluzione altrettanto inattesa: perciò, non escluderei nulla, al momento. Persino un incredibile cambio di rotta.

L’unica cosa certa al momento è un’altra: la retorica di Sony – cioè che senza Call of Duty avrebbe subito un danno terribile – è stata smontata da quasi tutte le autorità antitrust che hanno indagato sull’operazione.

Molte, come in Ucraina, in Brasile e in Arabia Saudita, avevano già approvato senza problemi l’operazione e la stessa CMA aveva dismesso la possibilità che l’acquisizione dei marchi di Activision e Blizzard da parte di Microsoft potesse danneggiare seriamente PlayStation.

La Commissione Europea ha ribadito la stessa cosa, asserendo che PlayStation “potrebbe fare leva sulla sua dimensione, sul suo esteso catalogo di videogiochi e sulla posizione di mercato per contrastare qualunque tentativo di indebolire la sua posizione competitiva”. Come a dire: senza Call of Duty ce la farebbe benissimo.

Insomma, la linea di Sony ha fallito praticamente ovunque.

Ora bisogna capire se la pressione di Microsoft riuscirà a deviare le sorti dell’operazione nel Regno Unito e, appena cominceranno le udienze, negli Stati Uniti.