Nei giorni scorsi una serie di situazioni interne alla League of Legends Championship Series (o LCS), la lega nordamericana del videogioco di Riot Games – che oggi rappresenta l’esport più rilevante al mondo – ha portato a uno scenario che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile: la possibilità che una sessione estiva di una delle principali competizioni di esport al mondo salti del tutto. E per una precisa scelta del produttore, alle prese con una dinamica nuova con il sindacato che rappresenta i giocatori della LCS, cioè la LCS Players Association (o LCSPA).
Meglio fare un passo indietro.
Cosa è successo nella LCS
Lo Spring Split, la sessione primaverile, della LCS si è chiuso con la vittoria di Cloud9, che ha così guadagnato anche l’accesso diretto a un’altra importante competizione del circuito di League of Legends: il Mid Season Invitational 2023 (poi vinto dall’organizzazione cinese JD Gaming), a cui partecipano anche le squadre che hanno vinto le altre competizioni nazionali maggiori.
Dopo una breve pausa, il 1 giugno avrebbe dovuto cominciare il Summer Split, che sarebbe un altro snodo centrale: chi vince accede per via diretta alla World Championship Series di League of Legends, praticamente il suo mondiale nonché il più grande evento esport annuale.
Ma una decisione politica di Riot Games ha cambiato le cose.
Per contratto, ogni organizzazione che partecipa alla LCS (e che acquista uno slot pagandolo circa 10 milioni di dollari) deve avere anche una seconda squadra nella North America Challenger League (NACL), che è considerata la “primavera” dove coltivare i talenti che poi, magari, potrebbero arrivare nella lega maggiore. Ma tutto questo è passato.
Riot Games ha annunciato, sotto la pressione delle organizzazioni stesse, di aver rimosso l’obbligatorietà di avere una squadra nella Challenger League per venire incontro alle difficoltà macroeconomiche – aggravate dallo scoppio della bolla degli esport – che stanno vivendo le organizzazioni della LCS. Ciò è stato fatto, ha spiegato Riot Games, per “sbloccare più flessibilità operativa e finanziaria”.
Il risultato? Sette organizzazioni su dieci hanno già lasciato la NACL. Alla prossima stagione parteciperanno solo Team Liquid, Evil Geniuses e FlyQuest.
La discussione fra Riot Games e le organizzazioni della LCS è avvenuta senza aver consultato l’associazione dei giocatori – la LCSPA, appunto – che, a seguito di un voto, ha optato per uno sciopero.
“Ci troviamo in questo impasse perché Riot ha agito senza una preventiva comunicazione o discussione con i giocatori della LCS”, ha spiegato la LCSPA in una nota a seguito del voto. “La LCSPA spera sinceramente che Riot eviterà questo sciopero unendosi a noi nei prossimi giorni in una discussione aperta e trasparente in modo da arrivare a delle soluzioni collaborative per assicurare il futuro migliore per la LCS e la NACL”.
Da qui la decisione di Riot Games di rinviare di almeno due settimane l’inizio del Summer Split della LCS; ma senza escludere che possa saltare del tutto.
“Rinviare oltre la finestra delle due settimane renderebbe praticamente impossibile portare avanti una competizione legittima e, in tal caso, saremmo pronti a cancellare l’intera stagione estiva della LCS”, ha scritto Naz Aletaha, responsabile globale degli esport di League of Legends. Ciò significherebbe anche rinunciare ad avere organizzazioni nordamericane al mondiale. “Non è il risultato che vorremmo, ma è sfortunatamente la realtà di assicurare un sistema globale competitivo equo”, ha aggiunto Aletaha.
Eppure, dietro queste parole di circostanza sembra essersi un altro messaggio: la LCS è di Riot Games ed è Riot Games che ne decide il suo destino; non i giocatori.
Come si è arrivati a questo punto
“L’escalation è degli ultimi giorni, ma qualcosa bolliva già da un po’”, mi ha spiegato al telefono Francesco Lombardo, che firma articoli sugli esport per varie testate come Ultimo Uomo, Esportsmag e Il Corriere dello Sport. “La lega nordamericana sta vivendo le conseguenze di una bolla esport. Ce le abbiamo anche in Europa, meno in Asia: ma [in queste regioni] non si è gonfiata enormemente, anche se alcune organizzazioni non riescono ad andare avanti perché non riescono a trovare sponsor”.
Lo scoppio della bolla degli esport della seconda metà del 2022 ha avuto effetti peggiori negli Stati Uniti. Per un motivo semplice: lì le cifre erano molto, molto più alte.
“Hanno gonfiato gli stipendi e le sponsorizzazioni”, ha aggiunto Lombardo. “In Nord America a qualsiasi budget per una sponsorizzazione si doveva aggiungere uno zero finale rispetto a quello europeo. Se ne sta parlando attorno a League of Legends perché, essendo l’esport più importante, subisce di più questa cosa”.
La situazione è tale che alcune importanti organizzazioni hanno deciso di lasciare la LCS vendendo il loro slot:
- Counter Logic Gaming, di proprietà di Madison Square Garden Company (la stessa società che possiede anche i New York Knicks, franchigia della NBA), è stata comprata da NRG: e il marchio di CLG cesserà di esistere e la squadra giocherà come NRG;
- mentre Team Solo Mid ha annunciato che lascerà la LCS dopo averne fatto parte per dieci anni. Forse, per investire nella lega cinese, la League of Legends Pro League.
E per Lombardo non è finita qui.
“Mi aspetto che i Team Liquid decidano di andare in Brasile perché è una scena competitiva che sta crescendo tantissimo: fa gli stessi numeri della LCS, che però sono il risultato di una decrescita. Invece in Brasile [sono il risultato] di una crescita”.
Per le organizzazioni che partecipano alla LCS, insomma, mantenere una squadra nella Challenger League, era diventato un peso economico in una situazione generale già complessa.
Eppure, la NACL era nata come opportunità.
“Doveva servire come lega dove coltivare giovani talenti, una sorta di campionato primavera”, ha puntualizzato Lombardo. “Invece, in realtà è finita essere, per le organizzazioni, un modo per parcheggiare i loro esuberi o dove mettere team di streamer o ex giocatori diventati streamer: anche se non sono a livello della LCS possono competere nella lega inferiore e portare contenuti”.
Durante la stagione, le organizzazioni della LCS potevano anche prendere giocatori dalla Challenger League; quindi era diventato un torneo di panchinari più che un evento competitivo parallelo finalizzato alla crescita dei talenti.
“Evidentemente Riot Games si è resa conto che non stava ottenendo lo scopo principale e quindi li ha accontentati”, ha commentato Lombardo.
Va evidenziato che la LCSPA rappresenta i giocatori della LCS: sono quelli della lega maggiore che hanno annunciato lo sciopero per difendere la stabilità delle competizioni nordamericane di League of Legends nel loro complesso.
“Il punto principale – ha fatto notare Lombardo – è che per molti giovani diventa ancora più difficile farsi vedere e farsi un nome per arrivare, poi, nella LCS”.
Ad alimentare una situazione già complessa c’è stato il totale respingimento delle richieste fatte dalla LCSPA a Riot Games, fra cui c’erano uno stipendio minimo per la stagione successiva per i cinque giocatori che hanno vinto una stagione della Challenger League e di concedere 300.000 dollari per ciascuna squadra nella Challenger League per pagare i giocatori.
A quest’ultima proposta Riot ha risposto che “semplicemente non è sostenibile” e ha evidenziato il pagamento, una tantum, di 300.000 dollari a Rally Cry, che gestisce la Challenger League, “per supportare le squadre della NACL durante la transizione alla nuova struttura”.
Le richieste della LCSPA erano sensate e coerenti, ma provare a imporle – soprattutto ora – era pressoché impossibile. “Le squadre americane i paletti non li vogliono, soprattutto in un momento come questo”, ha evidenziato Lombardo. “Farlo ora è complicato”.
Cosa potrebbe succedere ora
La minaccia di Riot Games di cancellare il Summer Split nel caso in cui non si trovasse un accordo è reale?
“Mi sa tanto di statunitense contro i sindacati”, secondo Lombardo. “Da questo braccio di ferro ci perdono tutti, anche Riot Games a livello globale come immagine: perché significa non saper gestire una situazione di questo tipo”.
Nonostante ciò, c’è un fatto: senza i giocatori è impossibile giocare.
Un testa a testa che vede, da un lato, Riot Games non voler cedere alla LCS PA; e dall’altro lato i giocatori che non vogliono farsi vedere come parte debole perché significherebbe lasciare campo libero a Riot Games.
“La minaccia sarà anche reale, ma ciò non toglie che Riot si siederà al tavolo con la LCSPA perché un compromesso va trovato”, ha previsto Lombardo. “I player non possono tirarsi indietro ora perché significherebbe ammettere che Riot è troppo potente. La vedo difficile che si tirino indietro senza avere almeno un contentino”.