A chi servono i leak?

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Anche questa puntata può essere ascoltata su Soundcloud.

E così siamo arrivati a 75 puntate. Un viaggio, quello di Insert Coin, che è nato come nascono tante delle mie idee: di impulso e di getto, dalla genuina curiosità di sapere come sarebbe scrivere in un certo modo del settore dei videogiochi e dalla speranza che sarebbe andato tutto bene. E sì, fino a ora sta andando tutto bene: anzi, sta superando le mie aspettative.

Da gennaio 2021 a oggi questa newsletter si è trasformata: basta vedere le differenze fra la prima mai inviata e questa. È cambiata la struttura, la piattaforma che uso per inviare; è nato un sito; è arrivata la prima inchiesta; c’è una versione audio (ancora da migliorare) e soprattutto è nata una piccola comunità di persone che ogni domenica mattina si riunisce in un piccolo rito: apre l’email e trova me, rinnovando la fiducia in un formato e un modo di interpretare l’informazione a cui non posso che essere grato.

Ci sarebbe tanto da dire su com’è nata Insert Coin, su perché è fatta così, sulla scelta del nome, su cosa può riservare il futuro e dove siamo oggi.

Se vi interessa una puntata di dietro le quinte (magari solo audio o in diretta su Instagram, non lo so: fatemi sapere), potete scrivermi a newsletter@insert-coin.online o su Twitter o su Instagram o sul canale Telegram.

Massimiliano


Probabilmente già lo sai, ma c’è stata una grossa fuga di informazioni dai sistemi di Rockstar Games sul prossimo Grand Theft Auto (che ufficialmente, per ora, Rockstar ancora rifiuta di chiamare GTA 6).

Sono stati pubblicati 90 video, risalenti, pare, a una build del 2021 e che sono stati ripresi da testate e youtuber su ogni genere di social network. Take-Two ha rimosso tali video nella maggior parte dei casi (tanti contenuti si trovano ancora su Twitter, per esempio) e poi, lunedì, ha pubblicato un comunicato in cui ha confermato l’intrusione nella sua rete, ma che non ci saranno effetti a lungo termine sullo sviluppo.

La confusionaria diffusione di materiale legato a un gioco in sviluppo ci porta a una domanda che aleggia costantemente sulla copertura di simili notizie: i leak a chi servono davvero? Rispondono all’esigenza di chi?

Sicuramente di chi costantemente monetizza sull’interesse che un nuovo gioco della serie Grand Theft Auto (la sesta serie di videogiochi più venduta di sempre) porta con sé: le testate specializzate; gli youtuber; gli “insider” (soprattutto quelli che si spacciano come tali) che possono gonfiare il proprio ego quando più gente inizia a seguire e ascoltare ciò che pubblicano.

Non serve nemmeno che i “leak” siano veritieri: trainano l’interesse anche solo perché si torna a parlare, in questo caso, di GTA 6; e quindi quel contenuto è interessante, è di intrattenimento.

Tale meccanismo è stato riassunto bene da Nathan Grayson sul Washington Post: “I creatori di contenuti sono incentivati a farlo (a pubblicare contenuti su GTA di ogni tipo, ndr) per via del modo in cui sono strutturate le piattaforme più grandi: giochi come Grand Theft Auto sono molto popolari, il che significa che le persone cercano novità ogni giorno e spingono i contenuti che si concentrano su tali giochi agli occhi degli algoritmi. Il costante aggiornamento e il silenzio prolungato delle aziende significa che aver torto non porta grandi conseguenze. Basta aspettare una o due settimane e tutti se ne saranno dimenticati o staranno pensando ad altro”.

La cattiva informazione, insomma, non ha conseguenze: nessuno è mai responsabile di aver contribuito a diffondere informazioni sbagliate; la colpa, alla fine, è di qualcun altro.

“Vale la pena domandarsi chi tragga beneficio dal modo in cui funzionano le cose”, prosegue Grayson. “Non gli appassionati, che non apprendono niente di nuovo fino a che gli editori non sono pronti a monetizzare dalle campagne di marketing, talvolta ingannevoli (o fino a che i giornalisti non iniziano a investigare). Non i singoli sviluppatori, il cui duro lavoro finisce per essere o frainteso o diffamato, cosa che porta regolarmente alle molestie.”