Amazon ha avuto grandi difficoltà a portare sul mercato un videogioco e negli ultimi anni ne ha cancellati diversi: Nova, Intensity, Breakaway, Crucible e un gioco online basato sul Signore degli Anelli sono i più noti progetti che non sono stati portati a termine.
Nel caso di Crucible, uno sparatutto a squadre simile a Overwatch, la situazione è stata persino kafkiana: il gioco arrivò a essere proposto in beta aperta (quindi tutti potevano provarlo); ma aveva così tanti problemi che prima Amazon lo riportò in beta chiusa e poi, alcuni mesi dopo, lo cancellò del tutto.
Ora le cose sono un po’ cambiate, secondo Christoph Hartmann, oggi vicepresidente di Amazon Games e a suo tempo co-fondatore di 2K, etichetta che distribuisce GTA e Red Dead Redemption.
“C’è una grande differenza fra la Amazon Games di sette anni fa e quella di oggi” ha detto in un’intervista a GamesIndustry. “All’orizzonte vedo un sacco di potenziale successo. Sono arrivato tre anni fa con alle spalle la costruzione di un’etichetta come 2K. Quando parlo con le persone, condivido la mia visione e loro possono percepire la direzione che vogliamo seguire”.
Le difficoltà di Amazon si inseriscono in un contesto più ampio: le grandi società tecnologiche faticano a inserirsi nei videogiochi. Chiedi anche a Google.
Per Hartmann, tali società devono “accettare che ci vuole tempo, che per tanto tempo le cose possano essere imprevedibili. Puoi fare tutte le ricerche di mercato che vuoi, ma non saprai se hai fatto un buon gioco finché non lo metti nelle mani di qualcun altro. Altre volte non lo saprai finché non lo lancerai sul mercato”.
“Tante persone pubblicano di fretta perché sono nervose” ha aggiunto. “Perché non hanno gli strumenti per giudicare il successo, che è basato sui numeri. Ce li hai solo quando arrivi a una certa scala, ma arrivi a tale scala solo quando il gioco è praticamente pronto. Fino a quel momento, vivi in un mondo di dubbi o sogni. Ecco il problema per ogni grande società che voglia entrare nei videogiochi”.