GameStop ci sta provando

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La situazione finanziaria di GameStop è in continua evoluzione. Dopo che a metà gennaio erano state protagoniste di un incremento repentino, le azioni della società si erano stabilizzate nei primi giorni di febbraio, pur su valori più alti rispetto a quando il “rally finanziario” era cominciato. Nelle ultime due settimane, però, hanno ripreso a crescere: sebbene, anche questa volta, c’entrino poco i fondamentali (margini di profitto, flusso di cassa, prospettive di crescita etc) e molto di più il sentimento del web.

GameStop ha annunciato di aver creato un comitato speciale che dovrà trasformare la società da (ex) gigante delle vendite fisiche a portale di ecommerce. A guidare tale comunicato ci sarà Ryan Cohen, fondatore di Chewy.com (un sito che vende prodotti per animali). Faranno parte del comitato anche un ex dirigente di Chewy, Alan Attal, e il responsabile per gli investimenti di Hestia Capital Management, Kurt Wolf. 

È bastata questa notizia per far risalire il valore delle azioni: venerdì hanno chiuso a 264,50 dollari; valevano meno di 19 dollari il 31 dicembre 2020. Eppure, la reale ragione per cui GameStop sia passata da 44 dollari il 23 febbraio a 264 dollari meno di un mese dopo sono soprattutto irrazionali: sono legati alla figura di Cohen e ad alcuni suoi tweet piuttosto criptici. Come questo:

Il 24 febbraio, Cohen aveva invece condiviso la foto di un cono gelato di McDonald’s commentandolo con l’icona di una rana. Cohen è visto da alcuni azionisti – soprattutto dai membri del forum di Reddit WallStreetBets, ossia i principali responsabili del rally finanziario di gennaio – come la figura che può realmente ribaltare le fortune di GameStop: quelle combinazioni di immagini e icone sono state interpretate con speculazioni bizzarre (per esempio, in base alle lettere che compongono la parole “ice cream” e “McDonald’s”). Quando divenne azionista a novembre dello scorso anno, Cohen ha sottolineato che seppur in difficoltà, GameStop sia ancora abbastanza solida.

Resta però un tema centrale: in un mondo sempre più digitale come quello dei videogiochi, attivarsi per diventare un ecommerce di giochi fisici nel 2021 ha senso? Cito una frase di Rob Fahey su GamesIndustry che riassume molto bene l’idea: “È il 2021; decidere oggi di diventare la Amazon dei videogiochi è in ritardo di 15 anni, soprattutto perché c’è già una Amazon dei videogiochi – e si chiama Amazon”.