Serie come Call of Duty stanno diventando sempre meno videogiochi e sempre più piattaforme. Lo stesso vale per tanti giochi online come Fortnite o Minecraft: giochi a cui accedono decine se non centinaia di milioni di persone ogni mese e che perciò diventano creature vive da mantenere, che assumono la forma che serve per esistere su più dispositivi e in varie versioni.
Non è un caso che quando Microsoft ha annunciato l’acquisizione di Activision Blizzard King, l’amministratore delegato Satya Nadella abbia fornito la sua visione di metaverso: “una raccolta di comunità e identità individuali ancorate a solidi franchise, accessibili su qualunque dispositivo”.
E se ci pensi, Call of Duty rientra perfettamente – come World of Warcraft oppure Overwatch o Candy Crush – in questa idea.
In un’intervista rilasciata al Washington Post, Johanna Faries, general manager di Call of Duty, ha sottolineato che l’obiettivo di Activision Blizzard King è “esserci dove chi gioca ha bisogno e vuole che ci sia Call of Duty e assicurarsi che possano accedere al gioco che amano”. In altre parole, esserci su tutte le piattaforme possibili: console, PC e mobile.
“Abbiamo una visione condivisa completamente nuova che ruota attorno sia a Modern Warfare 2 sia a come si relazionerà con il successivo lancio della nuova esperienza di Warzone”, ha aggiunto Faries. “E ciò sarà basato sulla tecnologia e il motore grafico condivisi che li connettono in un modo mai fatto prima”.
Un piccolo mondo con sopra l’etichetta “Call of Duty”. Sarà un metaverso ben poco futuristico; ma è la cosa più concreta a cui le aziende stanno lavorando per incentivare le persone a rimanere connesse in un dato mondo virtuale.
Dalla nascita, Call of Duty ha venduto oltre 425 milioni di copie e ha ricavato più di 30 miliardi di dollari.