Con le isole di Fortnite quanto si guadagna?

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

L’abuso delle parole dei giornalisti, dei content creator e degli analisti per creare notizie, di cui ho parlato la scorsa settimana, ha avuto un esempio perfetto nei giorni scorsi. Perfetto non perché virtuoso, ma proprio il contrario: e rappresenta che cosa può succedere quando in modo frettoloso, e spesso pressapochista, si riporta come notizia quanto riferito da altri.

Nel corso di una puntata di un podcast a cui stava partecipando Jeff Grubb, giornalista spesso citato nelle notizie videoludiche (probabilmente troppo), ha parlato del modo in cui i dipendenti di Bluepoint Games e di Bend Studios fossero stati messi al corrente della decisione di Sony di fermare i lavori sui videogiochi live service che stavano realizzando. Di questa cosa, del blocco allo sviluppo, c’è la conferma di Sony.

Grubb aveva detto che lo staff lo aveva saputo come tutti gli altri, ossia quando è uscita la notizia su Bloomberg, scritta da Jason Schreier. Grubb aveva affermato anche che i dipendenti quindi si erano ritrovati al lavoro senza sapere che cosa fare; visto che il videogioco a cui pensavano di dover ancora realizzare era stato cancellato.

Come spesso accade, le parole di Grubb sono state prese e fatte notizia.

Poco dopo, però, è arrivata la smentita di Schreier, che ha riferito, in un post su Bluesky del 20 gennaio, che “non è vero. Le persone nell’organizzazione sono state informate prima che il mio articolo venisse pubblicato”.

A questo punto sarebbe stata la sua parola, quella di Schreier, contro quella di Grubb. Uno dice una cosa; l’altro dice quella opposta.

Se non fosse che proprio Grubb, il 21 gennaio, ha ammesso di aver sbagliato. E poiché Grubb è stata la “fonte” della notizia, ciò che dice lui è molto importante.

“Una fonte – ha scritto – stava cercando di dire che l’avevano scoperto di recente, quindi non avevano avuto il tempo di preparare qualcos’altro, e quando ho cercato di ricordarlo ho confuso le cose dicendo che i team lo avevano scoperto quando la storia è stata pubblicata. Mi scuso”.

Video Game Chronicles, la fonte più citata rispetto a questa notizia, quindi ha aggiornato il testo della notizia, specificando il suo sviluppo e la smentita; ma non ha cambiato il titolo, che è ancora quello originale e quindi è sbagliato.

Altrettanto non è stato fatto, al momento in cui scrivo, da Everyeye, il principale sito che in Italia l’ha riportata. Nemmeno da Game Experience.

Più volte è stato detto, ma forse va ribadito: il ruolo dell’informazione sarebbe – uso il condizionale perché questo aspetto viene regolarmente infranto – di filtrare ciò che accade. Quando questo filtro non funziona o non viene usato, e quindi passa di tutto e di più, allora viene meno il ruolo dell’informazione; che perde di qualità, perde di fiducia, perde di autorevolezza. Perde persino di senso.

Massimiliano


Da circa due anni, su Fortnite è possibile creare delle isole. Significa che chiunque può creare delle esperienze aggiuntive oltre a quelle proposte da Epic Games e che gli altri utenti possono fruire quando vogliono. Chi le crea le monetizza sulla base del coinvolgimento. Insomma, i creatori delle isole su cui gli utenti passano più tempo ricevono più soldi.

Sì, ma quanti?

Epic Games ha fornito un riepilogo della situazione nel 2024. La verità è che non è molto diversa dal settore dei videogiochi in generale: molto pochi fanno molti soldi; tanti guadagnano poco; qualcuno sta nel mezzo. E la maggior parte prende quasi nulla.