Non accenna a placarsi il caso attorno a Cyberpunk 2077. Un lungo report di Bloomberg sullo sviluppo del gioco ha descritto una gestione del progetto in cui la società “era più concentrata sul marketing alle spese dello sviluppo” e ha imposto “scadenze irrealistiche” che hanno costretto i dipendenti a lavorare per fare straordinari “estesi”. Alcuni giorni prima della pubblicazione dell’articolo, uno dei fondatori dell’azienda polacca, Marcin Iwinski, aveva spiegato, in un video di scuse, che i problemi che i giocatori hanno registrato su PC e console – che vanno dall’impossibilità di concludere una missione fino a bug più divertenti – non erano stati scoperti dagli sviluppatori. Ciò è falso, secondo le testimonianze raccolte da Bloomberg fra chi ha lavorato a Cyberpunk 2077: CD Projekt sapeva, ma non ha avuto il tempo di lavorare per correggerli.
In risposta all’articolo, Adam Badowski di CD Projekt ha scritto su Twitterche è normale che la demo mostrata all’E3 2018 fosse molto diversa dal gioco finale. (Le demo mostrate agli eventi come l’E3 sono un argomento spinoso: spesso sono lontane dal prodotto finale perché il gioco dev’essere ottimizzato prima dell’arrivo sul mercato. Ciò significa spesso ridimensionare la grafica generale. Lo sviluppatore lo sa, i giornalisti lo sanno, ma non sempre ciò viene comunicato in modo chiaro ai consumatori). Ciò però, secondo Badowski, non implica che fosse “falsa”, com’è stato raccontato dall’articolo di Bloomberg. Badowski ha inoltre sottolineato l’accoglienza molto positiva che ha ricevuto Cyberpunk 2077 su PC (con molti 9 e 10 nelle recensioni). Difficile dargli torto: sin dal lancio, Cyberpunk 2077 è fra i primi tre giochi più venduti della settimana su Steam; è stato scalzato da Rust soltanto nella settimana che si è conclusa il 10 gennaio e da allora è comunque al terzo posto. In ogni caso, la risposta commerciale al gioco è un’argomentazione che poco c’entra con le dinamiche dello sviluppo; anzi, sostenere che una cattiva gestione abbia comunque dato come risultato un videogioco di successo rischia di sviare l’attenzione e di rafforzare, semmai, l’idea che comunque ne valga in qualche modo la pena.
Rob Fahey, Contributing Editor di GamesIndustry, ha sollevato un’altra questione interessante: le maggiori difficoltà per le case di sviluppo di videogiochi di essere anche buone società quotate in borsa. “Se menti ai consumatori o abbellisci la realtà, allora rischi di perdere la loro fiducia e la loro buona volontà. Se menti agli investitori, però, rischi serie conseguenze finanziarie e legali”. E infatti, CD Projekt, il cui valore azionario sta ancora soffrendo la situazione, dovrà affrontare una seconda azione di classe da parte degli investitori.