Due situazioni per capire i tanti licenziamenti nei videogiochi

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Se settembre si è chiuso con l’annuncio delle 830 persone licenziate in Epic Games, ottobre non è iniziato meglio.

Nei giorni scorsi abbiamo saputo, tramite annunci ufficiali o resoconti della stampa, di ulteriori tagli al personale: Telltale GamesTwitchNaughty DogTeam 17. La decisione viene sempre giustificata con un mercato molto più competitivo e difficoltoso che in passato e la necessità di rendere più efficienti i processi e snellire l’organizzazione per la crescita futura. O in altre parole: meno persone costano meno.

Ci sono due situazioni, in particolare, che secondo me delineano molto bene che cos’è cambiato nel mondo dei videogiochi più o meno dalla metà del 2021 a oggi. Cioè da quando la pandemia stava dando al settore videoludico e tecnologico tutto un’accelerazione molto artificiale, che era evidente non potesse durare in eterno; ma la palla si coglie quando rimbalza e non quando è a terra.

Queste due situazioni hanno nome e cognome: Devolver Digital e Tinybuild. Due editori di videogiochi che si sono quotati in borsa nel 2021; ed entrambi, oggi, valgono una frazione rispetto al 2021.

La frenesia finanziaria portò Devolver Digital – che ha pubblicato, per esempio, Cult of the Lamb, Hotline Miami e Inscryption – a valere, a novembre 2021, quasi un miliardo di dollari. Oggi le azioni di Devolver Digital hanno perso l’86% di quel valore, nonostante abbia acquisito nuovi studi, come Dodge Roll, Nerial, Doinksoft e Firefly Studios; abbia pubblicato nuovi videogiochi di successo, come appunto Cult of the Lamb o Return to Monkey Island; e insomma abbia proseguito nella direzione di una costante espansione.

Allo stesso modo Tinybuild – di cui potreste conoscere Hello Neighbour e The Bookwalker – ha debuttato in borsa pochi mesi prima, a marzo 2021: era stata quotata a circa 474 milioni di dollari. Il valore delle sue azioni è crollato del 78% a giugno 2023 dopo aver registrato prestazioni inferiori alle aspettative ed è successo ancora di recente perché la società ha riferito che faticherà – per non dire che non ce la farà – a raggiungere il profitto entro la fine dell’attuale anno fiscale. Oggi Tinybuild vale il 95% in meno di marzo 2021.

Sono due situazioni che palesano ciò che è accaduto e che in misura più grande, quindi, ha colpito tutte le società di videogiochi quotate in borsa; anche quelle attività, come Twitch o Microsoft Gaming, che fanno parte di gruppi più grandi.

Fra il 2021 e il 2022, e lo abbiamo visto anche con le criptovalute e i Non Fungible Token (o NFT), la frenesia finanziaria ha spinto alcune società a espandersi, a comprare altre aziende, a quotarsi in borsa: perché, detto in poche parole, i soldi arrivavano a pioggia. I tassi di interesse erano bassissimi; eravamo in piena pandemia e la parola “videogiochi” faceva sognare lauti guadagni già nel breve termine. E così, per un po’, è effettivamente stato.

Ma per ogni picco c’è un calo e nel caso di società come Devolver Digital e Tinybuild ha rivelato persino che non c’erano i presupposti per quotarsi, visto che l’apparente grandezza è stata sbriciolata nel giro di pochi mesi.

Questa frenesia finanziaria – che ha toccato allo stesso modo anche società come Unity, che ancora non genera profitti, o Epic Games, che ha comprato a destra e a manca molte società per poi separarsene (come Bandcamp) – è stata una vera e propria sbronza: oggi, spoiler, ci sono le conseguenze di essere stati attirati da quella damigiana di vino e averne goduto per molto tempo senza preoccuparsi del domani. La conseguenza, però, la sta pagando, come quasi sempre accade, il bene ritenuto meno di valore: i dipendenti.