Il mercato si sta riprendendo. Se ciò sarà un bene o un male, lo stabiliremo poi. Se volete la mia, temo di conoscere già la risposta. O almeno, so qual è il mio timore.
Temo, cioè, che dopo anni di tagli, licenziamenti, ridimensionamenti; riorganizzazioni per il “successo a lungo termine” e la “stabilità”; le discussioni sullo stato dei videogiochi ad alto budget, delle rincorse ai videogiochi live service; di ciò che sarebbe più opportuno fare perché si creino videogiochi in ambienti più stabili; che dopo tutto questo, in fondo, non sia cambiato granché.
Il mercato, dicevo. Nel giro di poche settimane:
- Keywords Studios ha comprato lo studio di co-sviluppo Wushu Studios;
- Virtuos, che ha contribuito allo sviluppo di titoli come Star Wars Jedi: Fallen Order e Horizon Zero Dawn, ha acquisito Third Kind Games, un’altra azienda di co-sviluppo. Nei giorni scorsi Virtuos ha detto che intende comprare un’azienda giapponese, possibilmente entro i prossimi sei mesi;
- l’editore mobile Playtika ha acquisito Superplay (Dice Dreams) per 700 milioni di dollari (che a certe condizioni diventeranno 2 miliardi);
- Behaviour Interactive ha comprato Red Hook (Darkest Dungeon);
- e 52 Entertainment ha comprato lo studio mobile Blackout.
Eppure, la settimana scorsa Behaviour Interactive ha chiuso Midwinter Entertainment. Mentre il gruppo Keywords Studios sta riducendo il personale (anche in Italia) e Playtika ha licenziato 400 persone pochi mesi fa. E a fine 2023 Virtuos ha chiuso Calypte un anno dopo la sua fondazione.
I tassi di interesse stanno lentamente scendendo; e questo, naturalmente, significa che le grandi aziende si stanno avvicinando a ottenere di nuovo denaro a basso costo. Ciò che, fra le altre cose, aveva spinto ai tanti investimenti; insieme all’aumento di interesse verso i videogiochi durante la pandemia e al sogno che quel grande bacino di pubblico non se ne sarebbe mai andato.
Ecco, l’impressione che pochi anni dopo si stia tornando al punto di partenza sta diventando ben più di un’impressione.
Massimiliano
Per i dipendenti di Keywords Studios Italy la situazione continua a essere difficile. In linea con l’iniziativa dell’intero gruppo, alla fine di giugno la società aveva predisposto una prima procedura di licenziamenti, come ha riportato Lorenzo Fantoni su Italian Tech. Ciò è accaduto nel contesto della cessione di Keywords Studios a un gruppo di aziende guidato dal fondo EQT per 2,5 miliardi di euro.
La procedura iniziale era stata giustificata con un calo del 7% dei ricavi della divisione Globalize, dedicata alle attività di localizzazione, dopo “anni di crescita continua e senza interruzione dal 2013”. La procedura prevedeva 31 esuberi sui 159 dipendenti totali in Italia, fra Cinisello Balsamo (la maggior parte) e Roma, distribuiti fra localizzazione e audio.
La prima procedura, come riportato da Damiano D’Agostino, è stata poi annullata per vizio di forma; ma i licenziamenti sono ancora previsti.