Cos’è diventato Fortnite

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Il concetto di videogioco cambia molto a seconda della generazione della persona a cui si chiede di spiegarlo. Cambia perché il videogioco è essenzialmente un mutaforma: ogni lustro tendenze, idee e creazioni (ri)plasmano cosa pensavamo che si potesse fare con un videogioco. Non solo in termini di esperienze – e quindi di creatività, di emozioni, di storie raccontate – ma anche in termini molto più concreti: economie, lavori e strutture sono nate all’interno di videogiochi perché, nel frattempo, sono diventati altro.

Fortnite è senz’altro uno dei quei videogiochi che sta cambiando la concezione di videogiochi.

Ed esattamente come, quando ero bambino, per mia madre qualunque console io giocassi era PlayStation – perché sinonimo di videogioco – oggi un’intera generazione sta crescendo con quei videogiochi-piattaforme che rappresentano un’intera vetrina sul mondo videoludico: Fortnite, insieme a Roblox e Minecraft per esempio, è uno di questi.

Oggi mi voglio soffermare proprio su Fortnite.

Cosa sono le “isole” in Fornite

A marzo un annuncio di Epic Games è stato molto rilevante. Eppure, se ne è parlato mediamente poco, in linea con il modo in cui si parla, in generale, di tutto ciò che riguarda Fortnite, al di là di iniziative curiose (come centinaia di migliaia di persone che hanno fissato un buco nero su Twitch al termine del primo capitolo per capire che cosa sarebbe successo) e degli aggiornamenti ai contenuti del gioco.

Fortnite è ancora trattato dalla stampa specializzata cosiddetta mainstream con una certa superficialità: come un qualcosa che piace tanto alle nuove generazioni perché è strano, con la stessa difficoltà di capire davvero perché la Generazione Z spende molto del suo tempo su TikTok. Così, il rischio è di trascurare un’evoluzione incredibile che sta avvenendo sotto ai nostri occhi.

Così, dicevo, quando a marzo Epic Games – produttore di Fortnite e del motore grafico Unreal Engine, usato in tantissimi videogiochi ma anche film e serie TV per gli effetti speciali – ha svelato l’Unreal Engine for Fornite, la cosa è apparsa come una novità minore. Invece, si è trattato di un nuovo tassello – di uno molto rilevante – per concretizzare la visione di rendere Fortnite sempre di più una piattaforma dove le persone entrano, giocano, comprano e vivono esperienze di ogni genere.

L’idea di tante persone è che Fortnite sia solamente la sua modalità “battaglia reale” – dove cento persone possono paracadutarsi su un’isola e chi sopravvive vince – ma la realtà è che si possono creare, attraverso tali strumenti di sviluppo, esperienze molto diverse. L’Unreal Engine for Fortnite espande gli strumenti di sviluppo accessibili a chi vuole creare questi contenuti.

La vasta selezione di “isole” in Fortnite. Oltre a quelle di Epic, come la battaglia reale, ce ne sono tantissime realizzate dai creatori di contenuti.

In Fortnite, infatti, c’è un’intera sezione dedicata alle “isole” di terze parti, ciascuna delle quali può contare anche decine di migliaia di persone connesse.

Entri e potresti trovarti di fronte a una gara di auto; oppure a doverti difendere da un’orda di zombi; o ancora di fronte a tantissimi cloni di Only Up – videogioco su Steam dove bisogna muoversi continuamente cercando di arrivare sempre più in alto e che su Twitch è seguito da oltre 164 mila persone.

Ma c’è tantissimo di più e di recente anche un museo dedicato all’Olocausto è stato approvato da Epic Games, creato dallo sviluppatore del videogioco The Light in the Darkness, Luc Bernard.

L’Unreal Engine for Fornite prende in prestito strumenti dal motore grafico Unreal Engine per permettere di creare esperienze di gioco molto più stratificate.

Praticamente, Fortnite sta diventando la nuova versione della sala giochi: entri per giocare a bowling, ma poi ti attira quel cabinato e poi magari ci scappa una partita al calcio balilla e per chiudere una veloce gara a SEGA Rally. Ma intanto sei lì dentro, paghi qui e là, e il proprietario sorride.

Sono soprattutto i numeri di Fortnite a rendere questa iniziativa di grande rilevanza: perché sono numeri che permettono a Fortnite di stare nello stesso campo da gioco di negozi come l’Epic Games Store o Steam per numero di utenti connessi contemporaneamente o tempo speso.

“Le isole, i giochi e le esperienze realizzate dai creatori di contenuti sono incredibilmente popolari: sono state pubblicate oltre un milione di isole create dai giocatori e oltre il 40% del tempo di gioco in Fortnite viene speso in contenuti realizzati dai creatori di contenuti”, spiegò Epic Games a marzo, aggiungendo che “milioni di giocatori” partecipano ai nuovi contenuti ogni giorno.

Chi crea isole in Fortnite può anche essere pagato in proporzione al coinvolgimento delle persone che vi partecipano: Epic Games distribuisce il 40% dei ricavi netti generati da Fortnite.

In Fortnite nascono nuove aziende

Infatti, questa struttura ha dato spazio alla nascita di aziende specializzate nella creazione di esperienze in Fortnite.

Alcuni esempi recenti:

  • Rocket Wars di SuperJoy Studios, per esempio, ha generato 5 milioni di ore di gioco nei primi trenta giorni di disponibilità;
  • Gamefam, che ha oltre 250 dipendenti e sviluppa anche esperienze in Minecraft e Roblox, ha creato isole in collaborazione con marchi come Puma e Samsung;
  • Hazimation (una piccola casa di produzione di film di animazione che usa l’Unreal Engine) ha sviluppato Moontopia, dove i giocatori devono difendere la Terra da una minaccia imminente (non molto originale, capisco);
  • Look North World è la nuova azienda di Alexander Seropian, vale a dire il co-fondatore di Bungie (Destiny), e ha realizzato, in Fortnite, Outworld Corral, ambientato nel ovest selvaggio. È il primo di altre esperienze simili in sviluppo.

In altre parole, videogiochi come Fortnite stanno avendo lo stesso impatto che, a suo tempo, ebbe YouTube e stanno seguendo anche la stessa traiettoria. Quando YouTube è nato nessuno pensava potesse offrire l’opportunità di un lavoro: all’inizio era solo intrattenimento senza altri fini. Oggi invece è una piattaforma da miliardi di dollari all’anno, che distribuisce anche a chi pubblica i video, e ha creato una nuova economia e nuove professionalità.

Allo stesso modo, in principio le isole di Fortnite erano l’equivalente delle mod che vengono sviluppate dalle persone più affezionate per i videogiochi su PC: un modo per legarsi a quella comunità e per parteciparvi attivamente.

Ora, le isole stanno diventando videogiochi nel videogioco; esperienze variegate, stratificate e che potenzialmente possono diventare un lavoro per chi riuscirà a intercettare le tendenze del pubblico di Fortnite – o persino crearne di nuove.