La politica nei siti di videogiochi

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

In una delle prime puntate di questa newsletter ho parlato di come i videogiochi abbiano sempre fatto fatica ad affrontare adeguatamente gli argomenti di politica. Lo stesso si può dire della stampa specializzata, che spesso se ne sta in disparte oppure lo fa soltanto quando farlo è apparentemente facile.

Nei giorni scorsi, l’edizione internazionale di IGN, uno dei più importanti siti specializzati in videogiochi al mondo, ha pubblicato un articolo netto, intitolato “Come aiutare i palestinesi” (in riferimento, ovviamente, alla situazione israelo-palestinese, che ti invito ad approfondire attraverso servizi dedicati). Venivano descritte varie modalità con cui gli utenti potevano donare ad alcune cause a supporto dei palestinesi.

Inizialmente, l’iniziativa è stata accolta con favore dagli utenti; poi, è anche stata ripresa da altre testate videoludiche internazionali, fra cui GameSpot e Game Informer. Nel giro di pochi giorni, però, la situazione ha mostrato la stessa complessità che viene spesso riscontrata nei videogiochi: prima l’edizione israeliana di IGN ha pubblicato un post su Facebook nel quale si diceva offesa da quanto esposto dai colleghi statunitensi; poi, l’edizione internazionale di IGN ha tolto il suo logo dall’immagine della bandiera palestinese che era stata usata come copertina dell’articolo e successivamente ha cancellato l’articolo. A quel punto, anche il commento di IGN Israele è stato rimosso.

In seguito, la società dietro a IGN, J2 Global, ha diffuso un comunicato con cui ha sottolineato che “evidenziando solo una popolazione, l’articolo ha dato erroneamente l’impressione che noi siamo politicamente allineati con uno schieramento. Non era nostra intenzione e ci pentiamo sinceramente dell’errore”.

Secondo le ricostruzioni della stampa, l’articolo è stato rimosso su decisione unilaterale di J2 Global e a totale insaputa della redazione che lo ha pubblicato. “Fa male a tutto il giornalismo se persino quello che è il più grande sito di videogiochi su Internet da decenni non è immune a un illecito aziendale che mette in pausa ogni giornalista” ha scritto Imran Khan su FanByte.

Il 18 maggio, i dipendenti di IGN hanno pubblicato su Medium una lettera indirizzata a J2 Global, Ziff Davis (casa editrice che fa parte di J2 Global) e la dirigenza di IGN. Nella lettera, che si schiera contro la decisione di rimuovere l’articolo senza condividere la scelta con la redazione, i dipendenti della testata hanno sottolineato che “crediamo che la decisione di rimuovere l’articolo originale e i post sui social, così come la successiva dichiarazione della dirigenza, non solo sia dannosa per la reputazione pubblica di IGN e dei suoi impiegati, ma sia altamente irrispettosa di gran parte del gruppo che si occupa dei contenuti e del suo staff in generale”. I dipendenti, inoltre, ritengono che l’atto della dirigenza “abbia dimostrato un totale disprezzo per i più basilari standard dell’integrità giornalistica e dell’indipendenza editoriale” e hanno chiesto di ripubblicare l’articolo.