Non abbiamo ancora risolto per davvero – e chissà se verrà mai risolto – il problema del crunch negli studi occidentali. Ma intanto un problema forse più infido si sta attorcigliando al pilastro dello sviluppo dei videogiochi: le condizioni di lavoro nelle aziende di outsourcing asiatiche.
Si parla quindi di tutti quegli studi di supporto, di cui si parla praticamente mai, a cui vengono affidati pezzetti di produzione: magari dei modelli 3D, magari il controllo qualità, magari delle animazioni. Perché, come accade in altri settori, lì il lavoro costa meno; e solo così il mega-videogioco di turno può diventare realtà.
Un rapporto di People Make Games, fra i pochi progetti giornalistici rimasti attivi in questo ambito, è tornato a parlare proprio di questo. E lo ha fatto con un video di circa un’ora in cui parla di come i dipendenti dell’azienda indonesiana Brandoville Studios abbiano dovuto sopportare per anni abusi di vario genere: emotivi, finanziari e fisici.
In un caso terribile, una persona, Christa Sydney – che si è mostrata nel video e ha parlato direttamente – ha raccontato di un rapporto morboso con Cherry Lay, la persona che gestiva l’operatività quotidiana di Brandoville Studios nonché moglie dell’amministratore delegato Ken Lai.
Di fatto Cherry Lay gestiva ogni aspetto della vita di Sydney: la bullizzava, la picchiava. In un caso eclatante, è stata costretta a filmarsi mentre si prendeva a sberle cento volte per “rimediare” a un presunto torto fatto sul luogo di lavoro. In un altro caso ha dovuto scrivere e scrivere e scrivere su un quaderno la stessa frase: una versione sfigurata della sigla dei Simpson.
Mentre un altro dipendente, Caesarion Balthazar, invece è stato convinto da Cherry Lai a darle una parte cospicua del suo stipendio per farsi aiutare nella gestione economica e a evitare di spendere lo stipendio in beni accessori.
E una donna, Syifana Afiati, è stata costretta a fare gli straordinari quando era in maternità; e anche quando il figlio, nato prematuro, è morto dopo alcuni mesi di terapia intensiva, è stata soggetta ad attacchi verbali che hanno messo in dubbio lei come persona e lei come professionista. Solo perché si era presa del tempo per organizzare il funerale del figlio e per metabolizzare la perdita.
Brandoville Studios ha chiuso nel 2024. E se non fosse stato per questo rapporto – che è un seguito di un altro, del 2021, sempre di People Make Games – di questa azienda probabilmente non avremmo saputo niente; nemmeno ce ne sarebbe importato qualcosa. Ma dal 2019 al 2024 ha contribuito a videogiochi che invece sono noti: come Age of Empires IV o Assassin’s Creed Shadows.
Il caso di Brandoville Studios va ben oltre il crunch: era un ambiente tossico, umiliante e alienante sotto ogni punto di vista. E non bisogna nemmeno pensare che tutti gli studi di supporto asiatici siano così; che tutti in realtà siano fabbriche predatorie dove vengono costruiti piccoli ingranaggi virtuali dei grandi videogiochi. Ma di tutto questo bisognerà parlare sempre più spesso. Perché altrimenti il rischio è di mostrarsi noncuranti verso come avvengono le cose in zone poco considerate nel mondo, almeno nel racconto generale.
“L’industria dei videogiochi per come la conosciamo oggi – ha detto Chris Bratt di People Make Games in conclusione del video – sarebbe assolutamente, totalmente diversa senza il lavoro esternalizzato. Se prendeste un qualunque videogioco ad alto budget dalla vostra collezione e guardaste fino alla fine i titoli di coda, allora potreste avere un’idea di quanto questo medium sta facendo affidamento sull’esternalizzazione per aspetti come la creazione degli asset artistici, l’animazione, il lavoro sull’audio, la localizzazione e il controllo qualità. E questo dando per scontato che il gioco che avete scelto abbia effettivamente riconosciuto il lavoro di tutte le persone coinvolte nella sua creazione, che scontato non è, ma avete capite che cosa intendo. In ogni caso, questi dipendenti di Brandoville vogliono che voi, il nostro pubblico, sentiate la loro storia perché al di fuori del loro Paese non vengono trattati come questo tassello cruciale del processo di creazione dei videogiochi. Se non fosse così, avreste probabilmente già sentito di queste cose terribili che sono successe a loro; e il motivo per cui non è così è perché l’outsourcing, soprattutto quando si parla di Paesi a basso reddito, è un argomento con cui le persone che vivono nell’emisfero settentrionale non si sentono a loro agio”.
Ha continuato: “E tale disagio, secondo me, ha fatto sì che uno dei peggiori abusi di potere che ho mai incontrato in questa industria venisse perlopiù perso per strada o forse persino ignorato dalle persone che non vivono in Indonesia. È stato a malapena coperto dalla stampa; gli studi di videogiochi che hanno collaborato con Brandoville fino a oggi non hanno detto niente; e non ha scatenato nessuna discussione più ampia, al di fuori dell’Asia sudorientale, in merito alle condizioni lavorative del lavoro esternalizzato nell’industria dei videogiochi. Perché, secondo voi? Cosa rende Christa e i suoi colleghi meno importanti degli sviluppatori di videogiochi di qualunque altra parte del mondo? Probabilmente ci sono molte risposte a questa domanda, ma nessuna di questa è valida”.
Massimiliano
Può un singolo gioco, per quanto grande e importante e fatto bene, salvare il futuro di oltre 18 mila persone?
Perché è in questa condizione che Ubisoft sta mettendo Assassin’s Creed Shadows. Che è stato rinviato per la seconda volta. Il motivo lo sappiamo: Assassin’s Creed Shadows non può sbagliare.