Le notizie date male: il caso Konami

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Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia che Konami dismetterà tre sue divisioni videoludiche dal 1 febbraio. Tale notizia è stata interpretata come l’annuncio della cessazione dello sviluppo e della produzione di giochi da parte della società, che detiene importanti proprietà intellettuali come Metal Gear, Silent Hill, Pro Evolution Soccer e Castlevania (123). 

L’interpretazione si è rivelata un grosso errore: alcune ore dopo la società ha divulgato una nota con la posizione ufficiale – il cosiddetto “statement” – per smentire tali ricostruzioni. Konami ha poi spiegato a IGN che le tre Production Division che saranno dismesse supervisionavano l’effettivo sviluppo dei giochi, che avviene concretamente all’interno dei Production Departments, che invece restano al loro posto: dal 1 febbraio, i dipartimenti riferiranno direttamente alla dirigenza.

I motivi per cui la notizia era inaffidabile fin da subito sono almeno due:

  • Una società come Konami, quotata in borsa, non annuncerebbe una simile decisione con due righe a piè di pagina;
  • La comunicazione sul sito ufficiale risale al 15 gennaio: da quel giorno al 25 gennaio, cioè quando la notizia ha iniziato a circolare, nessuno ne aveva parlato. Ciò doveva già essere un ulteriore campanello di allarme del fatto che la ristrutturazione finanziaria avesse una rilevanza pratica molto bassa.

L’esempio ha dimostrato la scarsa attenzione che molti siti specializzati pongono nella sezione news, spesso quella più precaria.

Si tratta di un argomento molto ampio e che tocca diversi aspetti dell’editoria videoludica. In primis, il fatto che le notizie sono spesso scritte da collaboratori esterni pagati molto poco (da poche decine di centesimi di euro, nei casi peggiori, fino a una manciata di euro per ogni news). Poiché ogni collaboratore lo fa sì per interesse verso l’argomento videoludico, ma anche per raccogliere un compenso, ne consegue che, poiché il singolo gettone è estremamente modesto, venga preferita la quantità di notizie, anche quando sono di scarsissimo interesse per i lettori.

Nella mia esperienza diretta, la qualità e soprattutto la verifica di tali notizie è raramente presa in considerazione: i “newser” vengono lasciati sufficientemente liberi di scrivere le notizie attingendo dalle varie fonti, che includono soprattutto i maggiori siti videoludici esteri; e in molti casi le notizie sono perlopiù la traduzione (nei casi più estremi una traduzione letterale) del testo della fonte. Inoltre, bisogna considerare che chi scrive le news raramente ha accesso ai contatti dei PR e ha un effettivo collegamento con le aziende: verificare le notizie diventa quasi impossibile; per di più, è difficile per un collaboratore pensare di investire ulteriore tempo per una notizia che, tornando al punto di partenza, sarà pagata pochi euro. Un circolo vizioso, che porta a notizie che non vengono verificate direttamente oppure sono scritte in modo maldestro se non sono addirittura false. Bisogna infine considerare che nell’era del “più clic = più pubblicità”, due notizie (l’indiscrezione e la smentita) sono meglio di una, anche se la prima è poco fondata.

In tal senso, va segnalata l’iniziativa di TopGamer, che ha avviato una rubrica, chiamata Debunked (qui un esempio), allo scopo di educare i lettori su come interpretare alcune delle indiscrezioni che vengono pubblicate. Questa categoria di notizie include informazioni che sono spesso male interpretate: piccoli cambiamenti vengono intesi come grandi manovre aziendali (è il caso della sopracitata notizia di Konami); a volte, le affermazioni di esponenti di spicco di una società vengono fraintese e in altri casi ancora le indiscrezioni sono credibili, ma vengono raccontate con toni troppo altisonanti o esposte come fatti già ufficiali.