L’attuale amministratore delegato di Activision Blizzard King, Robert Kotick, andrà via una volta che l’acquisizione sarà completata? A questa domanda ancora non c’è una risposta; ma intanto Kotick sta cercando di cambiare la narrativa attorno alla sua persona.
Quando la scorsa estate arrivarono le prime denunce per un ambiente aziendale tossico, dove le molestie e le discriminazioni erano frequenti e la carriera di chiunque non fosse un uomo veniva ostacolata, il principale problema sembrava essere Blizzard. Presto, l’allora presidente della società, J. Allen Brack, se ne andò.
Fu solo con un articolo del Wall Street Journal pubblicato a novembre che emerse che Kotick era a conoscenza di quanto accadeva; che lo sapeva da anni; che aveva nascosto al consiglio di amministrazione i problemi aziendali e lui stesso ne era stato protagonista in alcune circostanze.
Nelle interviste rilasciate in questi giorni per commentare la cessione di Activision Blizzard King, Kotick ha cercato sia di modificare la percezione dell’impatto che le indagini hanno avuto sul prezzo delle azioni di Activision Blizzard King (e quindi sull’acquisizione di Microsoft) sia di delineare una prospettiva differente di se stesso ora e in futuro.
A VentureBeat, per esempio, Kotick ha detto che le azioni sono scese perché a novembre Blizzard ha annunciato che Diablo 4 e Overwatch 2 non usciranno nel 2022; ma sta raccontando una mezza verità.
Come ha ricordato il giornalista di Bloomberg Jason Schreier, le azioni di Activision Blizzard King hanno iniziato a calare quando il Department of Fair Employment and Housing della California ha iniziato a indagare sulla società: da 93,90 dollari del 1 luglio le azioni sono passate a 78,19 dollari al 29 ottobre.
Sì, hanno subito un ulteriore calo dopo il resoconto trimestrale in cui sono stati annunciati i rinvii di Diablo 4 e Overwatch 2, scendendo a 66 dollari. Nel momento più basso degli ultimi dodici mesi, a dicembre, valevano 56,40 dollari, quando i lavoratori di Raven Software hanno iniziato a scioperare perché Activision Blizzard King aveva assunto a tempo pieno solo una parte dei collaboratori esterni: il resto è stato licenziato.
Alla chiusura del mercato del 14 gennaio, cioè l’ultimo momento finanziario prima dell’annuncio di Microsoft, valevano 65,39 dollari.
Nelle interviste rilasciate in seguito, Kotick ha cercato di dipingersi come il dirigente di una società a cui tiene molto e che è stato costretto a vendere alla grande multinazionale per dare un futuro ai suoi dipendenti.Kotick ha affermato che il settore è sempre più competitivo e società come Activision Blizzard King devono rivaleggiare con Apple, Amazon, Meta (che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp) e Microsoft per attirare i talenti in campo come il cloud, l’analisi dei dati e l’Intelligenza Artificiale, ma senza avere le stesse risorse: un confronto che non poteva vincere.
C’è del vero: si parla di società che valgono dai 900 ai 3.000 miliardi di dollari. Activision Blizzard King a confronto è poco: 63 miliardi di dollari oggi, dopo il rialzo in borsa generato dall’annuncio dell’acquisizione.
Dietro all’evidenza di uno scenario così diverso rispetto a quello di dieci anni fa, ci sono però le parole di un dirigente che si trovava a fronteggiare una crisi aziendale molto vasta.
In tutto questo, Call of Duty Vanguard e Call of Duty Warzone hanno bug irrisolti e i dipendenti di Raven Software si stanno organizzando in un sindacato che chiedono sia riconosciuto dalla dirigenza. Non è chiaro neanche quando riprenderà la Overwatch League, lega competitiva di Overwatch.
Kotick resterà sicuramente amministratore delegato di Activision Blizzard King fino a che l’acquisizione non sarà completata, ma potrebbe andarsene successivamente.
In tal caso, lo farebbe dopo aver incassato una ricca buona uscita (sono previsti 293 milioni di dollari nel caso in cui Kotick dovesse andarsene a seguito di un cambio di proprietà: vedasi immagine sottostante catturata dal rapporto annuale); aver reso Activision Blizzard King parte di un gruppo da 2.700 miliardi di dollari e aver concesso ai dipendenti un ambiente di lavoro migliore e con più risorse economiche e tecnologiche.