Il metaverso è sulla bocca di tutti. Posso dirlo: se un anno fa sembrava un termine alieno, ormai è persino stucchevole. Facebook ha annunciato un fondo da 50 milioni di dollari per contribuire allo sviluppo e alla ricerca di contenuti per la realtà mista anche nell’ottica di sostenere il metaverso.
C’è un problema: sembra esserci un po’ di confusione su cosa sia il metaverso anche fra chi ci sta investendo. O perlomeno su come ognuno vorrebbe che fosse per meglio assecondare i propri interessi e le proprie dinamiche commerciali.
Non sarà una versione più evoluta di Facebook con le pubblicità che immaginiamo oggi (le inserzioni o varianti più tecnologiche). “Il metaverso non sarà quello” ha detto il fondatore di Epic Games Tim Sweeney, intervistato dal Washington Post.
Sweeney ha fatto l’esempio del produttore di auto che vuole sponsorizzare il nuovo modello: non farà semplicemente un’inserzione digitale, ma includerà direttamente una riproduzione virtuale dell’auto affinché gli utenti possano guidarla e, insieme ad altri creatori di contenuti, realizzerà esperienze eterogenee per “assicurarsi che la sua auto sia giocabile in vari modi e che riceva l’attenzione che merita”.
Naturalmente, Epic Games intende screditare la prospettiva di Facebook per avvantaggiare la sua di visione, concentrata sulla creazione di riproduzioni virtuali di oggetti reali (vedasi i “metahuman”).
Il fatto che oggi non ci sia una visione chiara su come sarà il metaverso, per me, dice molto su quanto sia lontana come prospettiva. Serve, però, ad attivare le antenne degli investitori, che in una fase di magra della tecnologia (i social network non sono più una cosa nuova; gli smartphone neppure e sulle criptovalute bisogna fare attenzione) iniziano a percepire questo famigerato metaverso come qualcosa a cui ambire. Quindi, chi prima arriva si prende la prima infornata di investimenti