Confesso che mi è scappata una risata quando ho visto la notizia. Più che altro perché, dopo il tira e molla a cui si è assistito in questi mesi, che tutto sia arrivato a questa evoluzione, così imprevista peraltro, un po’ fa sorridere. O almeno, lo ha fatto fare a me, che sto seguendo la situazione da mesi e quindi mi sono anche destreggiato fra documenti e affermazioni e constatazioni e numeri. Giri, rigiri e svolte.
Bene, cos’è successo.
L’antitrust britannica – la Competition and Markets Authority (CMA) – ha pubblicato un nuovo documento come parte del processo che la porterà, a fine aprile, a pronunciarsi definitivamente sull’approvazione o meno dell’acquisizione di Activision Blizzard King da parte di Microsoft.
Quanto scritto in quel documento cambia tutto.
Sicuramente cambia profondamente la narrazione di questa indagine – quella britannica, almeno: quella europea e quella statunitense procedono in modo indipendente – lasciando molto, molto più spazio a Microsoft di sghignazzare in faccia a Sony, società che più di tutte – anzi: è quasi l’unica – si è opposta all’operazione.
Qual è la novità
La novità è questa. Per la CMA il timore che l’acquisizione di Activision Blizzard King possa danneggiare la concorrenza nel mercato console non esiste più.
Rileggete quest’ultima frase perché si tratta di un cambio di narrazione importante.
Anche solo perché, pochi mesi fa, la stessa CMA disse, in un parere provvisorio, che se Microsoft avesse acquisito Activision Blizzard King, ciò avrebbe portato a “prezzi più alti, meno scelta e meno innovazione”. In quel momento, stava andando nella direzione di Sony e dell’opposizione all’operazione.
Nel nuovo documento, invece, la CMA ha cambiato rotta. Perché? Perché sono emerse evidenze, dalla pubblicazione di quel parere provvisorio, che l’hanno portata a cambiare il modello matematico usato per definire i vari scenari ipotetici, alla base della valutazione finale.
In altre parole: la CMA ha aggiornato le sue analisi e ha stabilito che, a suo giudizio, non esistono più gli estremi per affermare che l’acquisizione possa far male alla concorrenza nel mercato console. E attenzione: sto continuamente sottolineando “mercato console” perché sul mercato cloud ci arriviamo dopo.
Vi cito alcuni passi essenziali del documento:
- “Rimaniamo dell’opinione che l’acquisizione di CoD differisca significativamente da qualunque altra passata acquisizione di uno studio da parte di Microsoft, ma ora consideriamo le passate acquisizioni – molte delle quali sono state, in effetti, acquisizione di talenti con l’intenzione di creare nuovi contenuti esclusivi per Xbox – come meno significative nel fornire riflessioni rispetto alla strategia che Microsoft intende probabilmente seguire in relazione a CoD”;
- “[…] abbiamo provvisoriamente concluso che Microsoft non avrebbe alcun incentivo a ingaggiare in una strategia di totale chiusura verso PlayStation usando CoD”;
- “Abbiamo provvisoriamente concluso che, sebbene tali strategie possano degradare l’offerta di PlayStation in una certa misura, non influenzerebbero materialmente la sua capacità di competere” […]”.
Capisci che si tratta di un tale cambio di posizione che verrebbe da pensare che chi ha redatto questo documento sia un rappresentante di Microsoft. Cambio di posizione che arriva a un mese dal parere definito e quindi in una fase molto avanzata.
In altre parole: la CMA sta negando tutto ciò che Sony sta dicendo da mesi. Sta negando che Microsoft abbia alcun interesse a togliere Call of Duty da PlayStation; che per Sony, in ogni caso, sarebbe un danno irreparabile; e che questa operazione possa minare la concorrenza fra Xbox e PlayStation. I dati dicono il contrario, per la CMA.
Cos’è cambiato
La posizione è cambiata a seguito delle risposte ricevute dopo la pubblicazione del suo parere provvisorio, ha sottolineato Martin Coleman, a capo del gruppo di esperti indipendenti che sta conducendo l’indagine.
“Avendo considerato le prove aggiuntive fornite, abbiamo concluso provvisoriamente che la fusione non risulterà in una sostanziale riduzione della concorrenza nel settore dei servizi da gioco per console perché il costo per Microsoft di togliere Call of Duty da PlayStation sarebbe superiore a qualunque beneficio che otterrebbe da una tale azione”.
La CMA sceglie una posizione sulla base di un modello finanziario per “misurare gli incentivi finanziari a lungo termine di Microsoft nel rendere CoD un’esclusiva per Xbox”.
Il modello usa il cosiddetto “lifetime value” (o LTV) delle persone che “passano da PlayStation a Xbox a seguito di una strategia di totale chiusura come approssimazione dei guadagni di Microsoft da tale strategia e i ricavi persi da tutti i giocatori PlayStation di CoD come approssimazione delle perdite”.
In parole povere: se Call of Duty non viene più pubblicato su PlayStation, è vero che alcune persone potrebbero passare da PlayStation a Xbox, ma è anche vero che tante altre persone non lo farebbero e, quindi, non contribuirebbero più ai ricavi di Call of Duty. Così facendo, Microsoft ci perde o ci guadagna?
Così “il modello aggiornato” alla luce dei nuovi dati condivisi sia dalle parti direttamente coinvolte – Microsoft, Activision Blizzard King e Sony – sia dalle terze parti ha portato la CMA a una nuova posizione rispetto al mercato console.
“Considerata la magnitudine delle potenziali perdite previste in tutti gli scenari che abbiamo considerato plausibili, ora diamo significativamente più peso al modello LTV rispetto a quanto abbiamo fatto al momento del parere provvisorio”, ha specificato l’autorità.
Perciò, la CMA ha ridotto la portata della sua indagine.
E qui torniamo al mercato dei servizi in cloud, come Game Pass: quella parte resta invariata.
“Per evitare ogni dubbio, niente in questo Addendum rappresenta un cambiamento del nostro parere provvisorio in relazione ai servizi di cloud gaming fino a ora”, ha specificato la CMA nel documento.
Microsoft non ha potuto che accogliere positivamente la novità. “Apprezziamo la valutazione attenta e rigorosa della CMA delle prove e accogliamo il suo parere provvisorio aggiornato”, ha detto a The Verge Rima Alaily, vicepresidente corporate di Microsoft.
Per Sony, invece, le cose potrebbero essere un po’ diverse.
E ora?
Intanto, tre cose. Nonostante l’aggiornamento del parere della CMA:
- l’antitrust statunitense, la Federal Trade Commission, continua a voler tentare di bloccare l’acquisizione. La prima udienza sarà in estate;
- la Commissione Europea sta proseguendo la sua indagine e il parere sarà pubblicato a fine aprile;
- la stessa CMA deve esprimersi sul settore dei servizi in cloud. Anch’essa lo farà a fine aprile.
Detto ciò, una parere così netto da parte di una delle tre principali autorità antitrust coinvolte è un colpo difficile da sostenere per Sony.
Perché mentre Nintendo, Nvidia e altri servizi di cloud minori hanno accettato un accordo decennale che vincola Microsoft a portare Call of Duty o tutti i giochi Xbox su altre piattaforme, Sony ha sempre e solo risposto: “No”. E anzi, ha aggiunto che nessun accordo sarebbe mai stato abbastanza.
Naturalmente, né Sony né Microsoft sono pazze. Sono due società che fanno i loro interesse economici e fra quest’ultimi c’è anche quello di una proficua collaborazione: a Microsoft serve PlayStation per Call of Duty e a Sony serve Call of Duty per…be’, per fare soldi.
Perciò, è ampiamente probabile che Sony possa fare retromarcia e rimettersi a parlare con Microsoft di un simile accordo per assicurarsi, almeno per 10 anni, che Call of Duty resti lì dov’è e non cambino le dinamiche. Just in case, come dicono gli inglesi.
D’altronde, se da mesi insiste nell’affermare, a ragione, che Call of Duty è insostituibile e che sviluppare una produzione di simile valore è molto complesso – anche qui: è un fatto – ora non può certo tirarsi indietro.