Dall’annuncio di Microsoft del 18 gennaio, le azioni di Activision Blizzard King sono salite, ma non fino al prezzo che Microsoft ha indicato, cioè 95 dollari per azione: navigano sugli 80-81 dollari. La cifra ci dice più di quanto sembri: ci dice, in sostanza, che gli azionisti non sono convinti del tutto che l’acquisizione possa superare lo scoglio delle autorità regolatorie.
Quando una società (o un fondo di investimenti) intende comprare un’altra azienda propone innanzitutto un sovrapprezzo rispetto al valore delle azioni al momento della proposta per ingolosire il consiglio di amministrazione.
Ciò che succede è che quando tale società annuncia il prezzo a cui intende pagare le azioni, la risposta del mercato (cioè degli azionisti) è una: il prezzo delle azioni sale fino a quanto la società che acquista intende pagare.
È una normale reazione: lo spazio viene colmato subito perché una realtà terza ha dichiarato formalmente che le azioni di tale società valgono più di quanto valevano un giorno prima.
Ciò non è successo pienamente con Activision Blizzard King. Venerdì 14 gennaio alla chiusura dei mercati le azioni valevano circa 65 dollari, mentre alla chiusura di martedì 18 gennaio sono salite fino a 82 dollari. E quei 13 dollari rimasti per raggiungere l’offerta di Microsoft? Sono il costo di un certo scetticismo che rimane fra gli azionisti.
D’altronde, nei giorni scorsi l’acquisizione di ARM da parte di Nvidia è stata annullata perché da più di un anno Nvidia non riusciva a convincere le società clienti di ARM (come Apple, Microsoft e Qualcomm) né le autorità regolatorie: era arrivata a un punto in cui non sarebbe più andata avanti e quindi le parti coinvolte – Nvidia da una parte e Softbank, proprietaria di ARM dal 2016, dall’altra – hanno deciso di cambiare strada.
Sarà la Federal Trade Commission e non il Dipartimento di Giustizia a valutare l’operazione Microsoft-Activision Blizzard King: a oggi non sappiamo nemmeno se è stata aperta un’indagine, sebbene sia probabile che ci sarà vista l’entità dell’acquisizione. Il risultato, invece, è tutt’altro che prevedibile.