Ogni schema è saltato.
Fino al 17 gennaio avremmo potuto dire che ci fosse un limite a ciò che poteva accadere nel mondo dei videogiochi; o che perlomeno ci fosse un modo di prevedere cosa sarebbe potuto succedere secondo un insieme di regole non scritte.
Dal pomeriggio del 18 gennaio – quando Microsoft ha annunciato che intende spendere 68,7 miliardi di dollari per comprare Activision Blizzard King – sappiamo che non è più così.
Perché ci sono multinazionali che giocano in un torneo a parte. Viene ripetuto da anni, ma la dimostrazione è stata travolgente per tutti.
Multinazionali che valgono 2.700 miliardi come Microsoft, che acquisterà un gruppo da 50 miliardi (capitalizzazione al momento dell’annuncio) pagandolo senza ricorrere alle azioni. Perché aveva 130 miliardi di dollari a sua immediata disposizione: con poco più della metà compra Activision Blizzard King e ne resterebbero abbastanza per acquistare Electronic Arts con un sovrapprezzo se volesse. E ne resterebbero ancora.
La cifra è davvero alta: è la più grande operazione finanziaria del mondo tecnologico, non solo videoludico.
Per anni ci siamo detti che società come Apple e Google erano ai margini del mondo dei videogiochi con i loro negozi mobile; che erano potenze economiche e tecnologiche che stavano tenendo d’occhio dall’alto i videogiochi forti di risorse che gli editori tradizionali, come Ubisoft, Activision Blizzard King ed Electronic Arts, non hanno e forse non avranno mai.
Microsoft s’è mossa ricordando di essere una balenottera: ha aperto la sua immensa bocca e ha preso tutto ciò che si è trovata davanti. Prima Mojang nel 2014; poi fra il 2018 e il 2019 studi come Double Fine, Ninja Theory e Compulsion Games, che oggi ci sembrano minuscoli; poi nel 2020 Zenimax Media (come siamo stati ingenui pensando che fosse qualcosa di straordinario). Ora Activision Blizzard King. Un investimento complessivo nei videogiochi da oltre 80 miliardi di dollari.
Ogni schema è saltato: la grande multinazionale si è svegliata.