Negli ultimi anni Sony e Microsoft hanno allargato il numero di studi interni che producono giochi in esclusiva per il proprio ecosistema (non solo console, ma anche PC).Nel 2020 Microsoft ha acquisito Zenimax media per 7,5 miliardi di dollari e con essa studi come Bethesda, id Software e Tango Gameworks.
Nel 2021 Sony ha acquisito Housemarque, Firesprite, Valkyrie Entertainment, Nixxes Software e Bluepoint; nel 2019 aveva comprato Insomniac Games.
Lo stesso hanno fatto altri editori: Electronic Arts ha acquisito Playdemic (Golf Clash); Embracer ha acquisito molte aziende, fra cui Gearbox Software, Aspyr Media e persino Dark Horse Media; Epic Games ha comprato Tonic Games Group e Harmonix; Netflix ha assorbito Night School Studio; NetEase ha comprato Grasshopper Manufacture mentre Tencent ha acquisito Sumo Digital e Turtle Rock.
E Nintendo in tutto questo?
Nintendo rappresenta un’eccezione. Nonostante la sua rilevanza nell’industria, è di fatto piuttosto piccola quando si parla di studi interni, che sono raggruppati all’interno della divisione Entertainment Planning and Development (EPD) dal 2015, quando sono state unite Entertainment Analysis & Development (EAD) e Software Planning & Development (SPD).
Perché Nintendo non pensa a espandere i suoi studi in un momento in cui l’intera industria sta comprendendo l’importanza di avere un regolare flusso di contenuti di qualità?
Le possibili ragioni
L’ho chiesto a Serkan Toto, co-fondatore e amministratore delegato di Kantan Games, società di consulenza specializzata nell’industria videoludica giapponese.
“Nintendo ha sempre fatto affidamento sui propri studi interni e non ha quasi mai acquisito uno studio. Lo scorso anno Next Level Games è stata un’eccezione importante” premette Toto. “Penso che le ragioni siano molteplici. Nintendo è semplicemente un’azienda molto conversatrice che non vuole correre i rischi delle fusioni e delle acquisizioni”.
Inoltre, “Nintendo ha costruito una rete di studi di seconde parti nel corso degli ultimi decenni, come Intelligent Systems e HAL. Per cui, non vedono perché dovrebbero acquisire direttamente altri produttori di videogiochi”.
Un’ulteriore ragione, secondo Toto, riguarda “la tipica ossessione di Nintendo per la qualità, che potrebbe spiegare perché preferisce gestire le cose internamente anziché acquisire degli sviluppatori esterni e poi ‘insegnare’ loro il modo di Nintendo di fare le cose”.