Immaginare che Nintendo possa andare avanti ancora molto a lungo con Switch è un facile pensiero, considerato i grandi numeri che la console ha generato e le vendite che i nuovi videogiochi, come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, possono registrare una volta arrivati sul mercato: ma sarebbe un grosso abbaglio.
La finestra di lancio di una console è una scelta estremamente delicata: troppo presto e ci si gioca una parte del momento commerciale della generazione ancora sul mercato; troppo tardi e si potrebbe perdere terreno rispetto ai concorrenti oppure arrivare con un po’ di fiatone. (Chiedere ad Atari, quando ha aspettato troppo a lungo per dare un successore all’originale VCS/2600 perché, ehi, stava vendendo tanto bene).
I dati parlano chiaro: le vendite di Nintendo Switch continuano a calare di anno in anno: nell’anno fiscale 2022 sono state vendute 23 milioni; nell’anno fiscale 2023 17,97 milioni; e per il prossimo Nintendo prevede di venderne 15 milioni. Abbastanza, secondo la dirigenza, per aspettare almeno il 2024 prima di parlare di una nuova console; ma è chiaro che a un certo punto il discorso s’ha da fare.
Nintendo, dal canto suo, ha il complicato passaggio da Wii a Wii U che ancora crea cattivi pensieri. Ma anche quello da DS a 3DS fu inizialmente complicato da un prezzo non adeguato del 3DS.
Sicuramente la base installata di Nintendo Switch fa sì che i giochi che arrivano ora sul mercato possono raggiungere risultati commerciali incredibili; ma senza l’hardware, Nintendo farebbe fatica a registrare numeri convincenti – è pur sempre una società quotata in borsa.
Tirare la corda è un pensiero ammiccante quando Switch ha sul mercato 125 milioni di unità ed è la terza console più venduta della storia (dietro solo a PlayStation 2 e Nintendo DS); e sarebbe facile pensare che Nintendo potrebbe andare avanti così a lungo.
Ma la verità è che questo settore, ancora, non ha trovato un modo per superare il ciclo delle console: perché si riesce a vendere alle stesse persone un nuovo hardware ogni 5, 6 o 7 anni. Nintendo, questa cosa, la sente molto più di Microsoft e di Sony e già in passato ha vissuto da vicino un grave errore di valutazione al lancio di una nuova console.