Il 3 marzo 2023 saranno sei anni dal debutto di Nintendo Switch sul mercato.
Nintendo Switch è stato un successo imprevisto per varie ragioni:
- Wii U aveva sbagliato tutto, dalla comunicazione all’idea stessa della console;
- nonostante tutti – dalla stampa agli analisti finanziari – pensavano che Nintendo avrebbe dovuto tornare a inseguire l’idea di console di Sony e di Microsoft, cioè una macchina potente, la società ha scelto di fare, una volta ancora, di testa sua.
E ce l’ha fatta – a dimostrazione di come noi osservatori del settore comprendiamo il mercato molto meno di quanto pensiamo. Ma sto divagando.
Oggi parliamo di Nintendo Switch come di un successo dilagante, imprevisto e immenso. Eppure, sta proprio qua il problema: Nintendo non ha un grande storico nel ripetere i successi commerciali.
I numeri del successo di Nintendo Switch
Partiamo con alcune considerazioni rispetto alla posizione attuale in cui si trova Nintendo Switch e Nintendo in generale.
Switch è uscita il 3 marzo 2017 e a oggi, secondo i dati ufficiali, ha venduto oltre 114 milioni di unità. Significa che nella storia di Nintendo soltanto altre due console hanno venduto di più: la prima generazione del Game Boy (118 milioni) e Nintendo DS (152 milioni). Switch supererà Game Boy nel giro di pochi mesi, magari già entro la fine di dicembre. Sul DS, invece, la questione è più difficile. Badate che non è un caso che a oggi le tre console più vendute di Nintendo siano totalmente o prevalentemente portatili: il successo di Switch è dovuto in larga parte, secondo me, anche a questo.
A oggi sono stati venduti 917 milioni di giochi per Nintendo Switch. Hanno fatto meglio solo Nintendo Wii (921 milioni) e Nintendo DS (948 milioni). In ogni caso, si tratta di un risultato incredibile: sono stati venduti più giochi su Switch che su Nintendo 3DS, Wii U e Game Boy Advance messi insieme.
Alcune delle serie principali di Nintendo hanno visto le loro migliori prestazioni proprio su Switch:
- Mario Kart 8 Deluxe ha registrato un successo incredibile: ha venduto oltre 48,41 milioni di unità;
- Animal Crossing: New Horizons ha superato le 40 milioni di copie vendute;
- The Legend of Zelda: Breath of the Wild viaggia sopra ai 27 milioni.
Il numero di persone abbonate a Nintendo Switch Online ha superato i 36 milioni. Per fare un confronto, sappiamo che gli iscritti a PlayStation Plus sono 45,4 milioni, mentre non è disponibile un numero chiaro di quante persone siano iscritte a Xbox Live (mentre sappiamo che ci sono almeno 25 milioni di persone abbonate a Game Pass).
A livello finanziario, Nintendo è in una delle posizioni migliori della sua storia. Da inizio anno ha guadagnato in borsa il 5,9% e negli ultimi dodici mesi ha guadagnato il 14,7%.
Nel primo semestre 2022, Nintendo ha registrato una crescita del 5,7% delle vendite di videogiochi. Sono diminuite le vendite hardware “in parte a causa della scarsità di semiconduttori”, ma hanno generato più ricavi “principalmente in virtù del deprezzamento dello yen”. Per l’intero anno fiscale, però, Nintendo ha rivisto al ribasso la previsione di quante Nintendo Switch venderà, abbassandola di 2 milioni a causa proprio delle difficoltà di approvvigionamento dei semiconduttori.
I numeri ci parlano, insomma, di una Nintendo in grande spolvero, capace di risollevarsi pienamente dall’insuccesso di Wii U e dalla flessione di vendite di 3DS rispetto a DS.
Dove sta andando Nintendo
Allo stesso tempo, Nintendo negli anni ha faticato a portare avanti quel successo. Principalmente, perché Nintendo da alcune generazioni insiste con il suo approccio: ogni hardware deve avere qualcosa di unico, anche se ciò significa, per esempio, sacrificare la retrocompatibilità. (Anche perché quando ha fatto il contrario, nella transizione da Wii a Wii U, non è andata benissimo, ecco.)
Durante una sessione di Q&A con analisti e azionisti, Shigeru Miyamoto, che oggi ricopre il ruolo di representative director in Nintendo, ha detto che “la forza di Nintendo è nella creazione di nuovo intrattenimento, così quando commercializzeremo nuovo hardware d’ora in avanti, intendiamo continuare a offrire esperienze di gioco nuove e uniche che non possono essere realizzate con l’hardware esistente”.
In altre parole: può essere che la prossima console non sia una semplice Switch 2 o Switch 4K, ma che vada in una direzione diversa. Ma con Nintendo non si sa mai davvero.
Oggi, per altro, Nintendo Switch è l’essenza del benessere di Nintendo. “Nintendo Switch ha rappresentato circa il 90% di tutte le vendite hardware e software da marzo 2017 a oggi”, ha fatto notare Derek Strickland, gaming editor di TweakTown, sito che frequentemente va in profondità dei vari resoconti trimestrali delle aziende del settore.
Non a caso, il valore delle azioni di Nintendo è sceso del 7% perché la società ha rivisto al ribasso le aspettative di vendita per i prossimi mesi.
Portare il successo di una console in un’altra non è mai cosa semplice per nessuno e ciò può accadere per due motivi.
Uno: a volte il successo di una piattaforma da gioco è figlio del momento in cui è stata lanciata sul mercato. Pensiamo a Wii: in quel momento c’era un enorme bacino di persone aperte a un’esperienza di gioco fresca e intuitiva, rappresentata da vari Wii Sports del tempo.
Eppure, la console successiva, Wii U, ha registrato vendite molto basse provando a trattenere quel tipo di persone, che invece sono probabilmente passate a giocare su mobile oppure hanno smesso di giocare, semplicemente.
Il secondo motivo: a volte semplicemente le aziende sbagliano. PlayStation 3 venne lanciata a un prezzo fuori scala (600 euro in Europa); la comunicazione attorno a Xbox One fu slegata inizialmente dal gioco e più focalizzata sull’intrattenimento; con Wii U non si capiva se era una nuova console o un accessorio per Wii.
In breve: nonostante Switch stia registrando numeri enormi, non è detto che la prossima console lo farà allo stesso tempo. Badate: non è per portare sfiga a Nintendo. Perché questo Nintendo lo sa: lo ha già vissuto.
Perciò, che sta facendo oggi Nintendo per proteggersi un po’? Sta essenzialmente lavorando sulla costruzione di una serie di iniziative laterali che, da una parte, possono allargare i servizi e i prodotti offerti da Nintendo (leggasi: rendere più eterogenee le entrate) e, dall’altra parte, aumentare la cosiddetta “brand awareness”.
Di fatto, Nintendo sta costruendo parchi a tema e film di animazione così che le persone abbiano più punti di contatto con i suoi personaggi – Super Mario e tutto l’immaginario legato a questo personaggio in primis – con l’idea che possano alla fine arrivare ai suoi giochi.
Anche qui: più facile a dirsi che a farsi.
Con i giochi mobile, per esempio, Nintendo ha avuto poco successo. Nei primi sei mesi del 2022, i ricavi da mobile sono scesi del 7,5% e hanno rappresentato il 3,5% dei ricavi di Nintendo. L’unico gioco mobile basato su una proprietà intellettuale creata appositamente per il mobile, cioè Dragalia Lost, è stato chiuso.
I giochi mobile sono nati in un momento in cui Nintendo aveva bisogno del mobile perché, banalmente, stava uscendo dall’era Wii U con poche certezze rispetto alle sue console e quindi era fondamentale esplorare altri territori commerciali.
Allo stesso tempo, Nintendo è quella che possiamo definire un’azienda profondamente giapponese, o perlomeno vicina all’idea che noi abbiamo di una realtà giapponese: stoica e reazionaria.
Nintendo è quella stessa azienda che chiede un’applicazione mobile per comunicare con le altre persone quando si gioca online su console e che si appoggia a dei codici (i cosiddetti “codici amico”) per far aggiungere altre persone alla propria lista amici.
Ciò significa che quando Nintendo introduce dei cambiamenti lo fa con una lentezza incredibile e con forte ritardo rispetto ad altre società simili. Per esempio, mentre Sony, altra grande società giapponese attiva nei videogiochi, negli anni ha acquisito vari studi – Housemarque, Bungie, Insomniac Games, ecc – Nintendo ha deciso di mantenere la sua linea: rare acquisizioni e focalizzate.
Quando chiesi all’analista Serkan Toto il perché di tale posizione, mi rispose che “penso che le ragioni siano molteplici. Nintendo è semplicemente un’azienda molto conversatrice che non vuole correre i rischi delle fusioni e delle acquisizioni”.
Inoltre, “Nintendo ha costruito una rete di studi di seconde parti nel corso degli ultimi decenni, come Intelligent Systems e HAL. Per cui, non vedono perché dovrebbero acquisire direttamente altri produttori di videogiochi”.
All’inizio dell’anno il presidente di Nintendo, Shuntaro Furukawa, ha detto che “avere nel nostro gruppo un gran numero di persone che non possiedono il DNA di Nintendo non sarebbe un valore aggiunto”.
Anche per questo i rari movimenti finanziari di Nintendo sono rivelatori.
Lo scorso luglio ha annunciato l’acquisizione di Dynamo Pictures – descritta come un’azienda che “pianifica e produce contenuti visivi inclusa l’animazione in computer grafica” e che ha lavorato al motion capture di giochi come Persona 5 e Death Stranding – per fondare Nintendo Pictures e produrre contenuti audiovisivi basati sulle sue proprietà intellettuali più rilevanti.
Nei giorni scorsi, invece, ha annunciato che insieme con l’azienda giapponese DeNA, quella che negli ultimi anni ha collaborato con Nintendo per creare vari giochi mobile, creerà una nuova azienda, che sarà per l’80% di Nintendo e per il restante 20% di DeNA. Tale joint venture sarà stabilita entro il 3 aprile e si chiamerà Nintendo Systems, si legge nel documento ufficiale. L’obiettivo della collaborazione è “rafforzare la digitalizzazione del business di Nintendo” e “creare servizi a valore aggiunto per rafforzare ulteriormente la relazione di Nintendo con i suoi clienti”.
“Unendo queste iniziative insieme – ha detto Miyamoto riferendosi ai nuovi progetti, fra cui il film di Super Mario – intendiamo lavorare per costruire continuamente sempre più punti di contatto fra le persone e le proprietà intellettuali di Nintendo”.
E quindi?
Quindi Nintendo si trova a dover considerare come muovere i prossimi passi. Sappiamo che a metà maggio uscirà un nuovo gioco di The Legend of Zelda. E questo ci suggerisce che Switch si sta avvicinando alla fine del ciclo vitale: i giochi di Zelda sono sempre arrivati alla fine del ciclo vitale delle rispettive console; anzi, spesso sono stati usati come produzioni cross-generazionali e quindi pubblicati sia sulla vecchia generazione sia su quella nuova (è stato fatto con The Legend of Zelda: Twilight Princess su GameCube/Wii e con The Legend of Zelda: Breath of the Wild su Wii U/Nintendo Switch, per esempio).
Possiamo quindi aspettarci che non più tardi del 2024 Nintendo parlerà apertamente della sua nuova console, che resta centrale nel suo modello di business. Tutte le altre iniziative – dai film ai giochi mobile – sono extra per lavorare sulla brand awareness, come detto.
Come Apple con i suoi iPhone, Nintendo ha bisogno delle console come perno per arrivare nelle case delle persone e generare interesse. E se riuscirà un’altra volta dopo Switch è la domanda a cui rispondere.