Vogliamo davvero Silent Hill?

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Nel settore dei videogiochi capita spesso che, senza buoni motivi logici, si crei una nuova fissazione e la richiesta del ritorno di un certo gioco è quella più frequente. Tale richiesta è così pressante che viene generalmente ripresa più e più volte dagli organi di stampa. Ciò non fa che alimentare l’idea che quella richiesta abbia un’ampia e trasversale base rappresentativa e arriva persino a distorcere il ricordo di una serie che per anni non è più stata coinvolta nelle scelte strategiche di un editore. A quel punto, la richiesta diventa quasi una presa di posizione: una rivendicazione del giocatore, che si ritiene mandatario delle scelte delle aziende, sull’editore. Potrebbe persino essere definita un capriccio. 

Per anni, per esempio, Shenmue 3 è stato richiesto a gran voce: le indiscrezioni sul suo ritorno erano molto frequenti e praticamente presenti prima di ogni E3. Il motivo in questo caso era persino evidente: Shenmue 2, uscito nel 2001, aveva lasciato la storia a metà. Quando finalmente Shenmue 3 è arrivato sul mercato nel 2019 i risultati commerciali sono stati molto freddi: è rimasto un prodotto di nicchia. E oggi ci siamo dimenticati che Shenmue 3 esiste.

Da alcuni anni, almeno da quando l’apprezzato game designer Hideo Kojima era al lavoro su un nuovo capitolo, si parla tanto di un nuovo Silent Hill. Si è tornato a parlarne molto di recente per via di una teoria del complotto che riguarda il progetto Abandoned per PlayStation 5, in sviluppo presso Blue Box; e perché, nei giorni scorsi, Bloober Team, specializzata nei giochi di orrore, ha annunciato una collaborazione strategica con Konami, editore di Silent Hill. Nell’annuncio non si parla in alcun modo di Silent Hill né lo si fa intendere.

Le vendite di Silent Hill

Al di là di quanto sia o non sia probabile che Bloober Team effettivamente lavorerà di nuovo sulla serie, mi preme sottolineare, in linea con quanto dicevo all’inizio, che spesso questo tipo di situazioni alterano la percezione. Perché i dati di vendita sono evidenti: Silent Hill non è mai stata una serie particolarmente apprezzata dal mercato; è sempre stata una nicchia in un genere (i giochi dell’orrore) già piccolo rispetto a molti altri, come quello sportivo o degli sparatutto a squadre.

Gli ultimi dati ufficiali rilasciati da Konami dicono che fra il 1999 e il 2011, appunto, sono state vendute 7,3 milioni di unità nell’arco di 7 giochi. Nel 2012, era invece stato citato un dato più alto di 8,4 milioni di unità, in virtù di alcune trasposizioni cinematografiche uscite che avevano alimentato l’interesse. Gli ultimi giochi della serie sono stati pubblicati nel 2012.

Inoltre, i più recenti capitoli della serie principale – intitolati Silent Hill: Shattered Memories e Silent Hill: Downpour – hanno ricevuto un riscontro tiepido sia dalla stampa specializzata sia dagli utenti.

È altrettanto evidente che Silent Hill rappresenti una serie storica per il mercato dei videogiochi e che fra i giochi dell’orrore i capitoli pubblicati sulla prima console PlayStation, in particolare, restino fra le esperienze più rappresentative. È anche legittimo, per concludere, che una certa base di utenti – difficile quantificare quanto ampia, ma sicuramente rumorosa – possa coccolarsi con l’idea di un nuovo capitolo. Il grande clamore attorno a un potenziale ritorno della serie risulta però sproporzionato rispetto alla risposta commerciale che è stata data alla serie negli anni.