I giochi stanno cambiando; le recensioni no. Il tema è apparso quest’anno sui siti specializzati e non solo – l’ultima volta è stato un editoriale sul Washington Post ad aprire il dibattito, anche in Italia – e si è riaperto con Halo Infinite.
Il più recente capitolo della serie è stato spezzettato: dapprima, gli utenti hanno potuto godere da subito della modalità multigiocatore; poi è uscita un’anteprima della campagna per i recensori (verso la fine di novembre) che poi hanno provato la versione completa della campagna, pochi giorni prima del debutto ufficiale sul mercato.
Per altro, Halo Infinite è un gioco che ha una parte multigiocatore gratuita sia su PC sia su console; ma può anche essere scaricato senza costi aggiuntivi se un utente è abbonato a Xbox/PC Game Pass oppure essere acquistato separatamente a prezzo pieno.
“Che cavolo sto recensendo, insomma?”
Primo: il processo di recensione è stato anche in questo caso molto complesso. Sono usciti diversi articoli, a seconda di quale contenuto o porzione di contenuto i redattori dei siti specializzati potessero provare (con i vari limiti imposti dalla natura degli embargo).
Secondo: come giudicare un gioco del genere? È più importante il lato multigiocatore o la campagna? Ma poi, qual è la versione di Halo Infinite da recensire? Quella inclusa nel Game Pass o quella a prezzo pieno? “Che cavolo sto recensendo, insomma?” si è chiesto Jeff Gerstmann nella sua recensione del gioco su Giant Bomb.
La modalità multigiocatore è gratuita: chiunque può giocarci senza costi. La campagna è disponibile senza costi aggiuntivi per chi è abbonato a Game Pass.
Questo tipo di giochi, quindi, oltrepassa l’idea della recensione come consiglio per l’acquisto perché può non esserci un acquisto vero e proprio: è gratis o non prevede un costo ulteriore rispetto a quello che già stai sostenendo; quindi, perché non dargli un occhio comunque?
“Quando il gioco è gratuito, non stiamo fornendo una recensione per aiutarti a risparmiare soldi. Stiamo curando un articolo per aiutarti a risparmiare tempo” secondo Gerstmann. “E questo tipo di informazione viene veicolata meglio in altre forme.” Gerstmann fa riferimento ad altri contenuti più informali, come i podcast o i video su YouTube.
E si torna a un punto che viene spesso usato per discutere del ruolo delle recensioni di videogiochi (o delle serie TV su Netflix, per dire): cosa può fare un recensore con un lungo testo più di quanto un video di YouTube di 6 minuti già non faccia? E magari con meno formalità e più sostanza?
Le recensioni standardizzate non vanno più bene per un mercato che standardizzato non è più.