League of Legends (LoL), gioco di Riot Games, è il più popolare esport al mondo. Eppure, i tornei di LoL non generano profitti, ha confessato John Needham, responsabile degli esport di Riot Games, al Washington Post.
Needham ha spiegato che attualmente il focus di Riot Games non è quella di fare profitti per sé, bensì quella di assicurare la sostenibilità di un ecosistema che permetta alle squadre di prosperare. “Se non rendi gli esport un giro d’affari interessante per le squadre e gli sponsor, allora non durerai a lungo” ha detto Needham.
Bisogna tenere a mente che gli esport (termine con cui sono oggi identificati i tornei competitivi di videogiochi, che in realtà, in forme variegate, esistono da quarant’anni) rappresentano, per le aziende, una forma di marketing indiretto: vedendo i giocatori professionisti giocare ad altissimo livello e fare cose che i giocatori non pensavano possibili con quei videogiochi, ecco che il gioco viene proiettato nell’utente in una maniera inattesa.
In tal senso, l’introito degli esport può essere indiretto: il torneo non genera ricavi, ma aumenta l’esposizione del gioco e perciò le vendite di quel gioco o il coinvolgimento dei giocatori.
Il discorso è diverso se si ragiona sulle squadre, i cui conti devono quadrare fra gli stipendi dello staff (giocatori, coach, etc) e le spese per continuare a competere (i viaggi, per esempio). In Italia è stato stimato che la spesa complessiva sostenuta da tutti gli attori coinvolti negli esport (dagli organizzatori di tornei fino alle squadre) nel 2020 è stata fra i 45 e i 47 milioni di euro.