I problemi delle grandi comunità online

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Mi capita spesso di parlare sia con altre persone sia con aziende e di non riuscire a trasmettere loro l’importanza del videogioco. A me, sai, non interessa che se ne appassionino e spendano ore ogni settimana; ma soltanto che comprendano che anche se tengono gli occhi chiusi, il mondo attorno a loro sta cambiando. Anche se vuoi sentirne parlarne, non significa che qualcosa non stia succedendo: la differenza è che tu non la capirai.

Il videogioco, ormai, non è più un’esperienza uno a uno: gli utenti entrano a far parte di grandi comunità online, con tutti i rischi del caso. Alcuni di questi sono stati evidenziati da un’indagine dell’Institute for Strategic Dialogue, che ha spiegato come alcuni ricercatori abbiano trovato contenuti razzisti, omofobi e antisemiti in vari giochi online, fra cui Minecraft e Call of Duty.

Alcuni messaggi all’interno di tali giochi sono delle esche per portare gli utenti su altre piattaforme esterne, come Telegram o Discord, dove i contenuti e i messaggi sono ancora più espliciti.

L’unica meccanica di un gioco in Roblox, per esempio, era guidare un’auto e investire persone di colore.

Per Jacob Davey dell’Institute for Strategic Dialogue, “l’estrema destra ha trovato dei porti sicuri da cui trasmettere la propria ideologia o per ingaggiare attraverso una propaganda più tradizionale: il tipo di cose che anni fa avrebbero fatto su Facebook, YouTube e Twitter”.

Per capire quanto le comunità videoludiche tossiche non possano essere sottovalutate, rimando a un articolo su Dinamo Press scritto dal critico videoludico Matteo Lupetti, nel quale collega la campagna GamerGate alle manifestazioni avvenute negli Stati Uniti a gennaio 2021.