Un archivio di migliaia di riviste di videogiochi e informatica, conservate, indicizzate e consultabili, anche online. Retroedicola è un’iniziativa che nasce più di trent’anni fa. Nonostante ciò, non la conoscevo fino a pochi giorni fa, cioè quando ho partecipato a Vigevano Retrofutura, dove Retroedicola era presente, con un suo banchetto, insieme ad altri espositori: come Arcade Italia, Bologna Nerd, Associazione Airons Vigevano e Trinity Team.
“Retroedicola nasce circa trent’anni fa con l’intento di mettere ordine sulle riviste che uscivano in edicola”, dice Mauro Corbetta, ideatore e supervisore del progetto. “Tante riviste, tantissimi giochi: ma se devo trovare un gioco dove lo trovo, su quale rivista? Quindi inizialmente con la tecnologia che c’era al tempo, l’idea era [di fare] una catalogazione”.
All’inizio la scansione era manuale e riguarda soprattutto le copertine. Poi, più o meno dal 2013, Retroedicola ha avviato un percorso di scansione dell’interezza delle riviste – con l’autorizzazione dei soggetti che detengono il diritto d’autore. “Retroedicola scansiona tutte le riviste di videogiochi uscite in edicola, dalla prima del 1984 a oggi”, sottolinea Corbetta. “Abbiamo all’attivo ventimila riviste”.
Il processo di scansione è tutt’altro che banale. Una rivista di cento pagine, per esempio, viene scansionata in circa tre ore; ma il processo non finisce qui, perché poi comincia la fase di revisione. “Ogni singola pagina viene raddrizzata, ritagliata, corretta cromaticamente, passata con dei filtri per portare la carta da gialla a oggi; vengono tappati buchi se sono strappati”, spiega Corbetta. “E questo avviene in media in 8 ore di lavoro”.
Significa che scansionare una singola rivista richiede undici ore di lavoro. “Pubblichiamo una rivista ogni due giorni. È un’attività vera e propria”.
Una volta scansionata la rivista arriva la questione dell’indicizzazione. In quasi 40 anni di riviste, come gestisci il motore di ricerca? Quali informazioni hanno più rilevanza di altre? A cosa dare priorità? Il risultato finale è una vera e propria “linea editoriale”, sostiene Corbetta.
“Il nostro motore di ricerca lavora sia per la chiave [di ricerca] sia per il punteggio. Se cerchi Super Mario, lo trovi in tutte le riviste di questo mondo, ma quanto è rilevante? È una scelta a volte non semplice. Il direttivo si occupa di scegliere anche cosa è più importante di altro mettere in questo motore di ricerca”.
Ma anche la preservazione stessa della rivista non è un affare semplice. Perché una preservazione completa significa anche preservare com’era la rivista quando è uscita; e non farla apparire come una rivista uscita quest’anno.
“Sono molti i punti da decidere: quanto dev’essere nuova la rivista? Anche il fatto che è rovinata qualcosa deve trasmettere. Quanto dev’essere preservato? E in che ordine? C’è molto di cui discutere. Le riviste sono tantissime, il nostro tempo è poco e bisogna capire a cosa dare priorità e cosa è più rilevante a livello culturale”.
Retroedicola, che ha sede a Bergamo, è un’associazione no profit che si basa sul tesseramento dei soci. Chi non ha la possibilità di recarsi in loco può acquistare una tessera di “socio-sostenitore”, che costa 25 euro all’anno, per accedere da remoto all’archivio, che consente anche di scaricare le riviste in formato PDF. A oggi i soci sono circa 600, di cui 100 in Italia.
L’associazione ha anche altre ramificazioni: un club, a Bergamo, dove i soci possono trovarsi per giocare a videogiochi classici e leggere le riviste; una raccolta di libri sotto l’etichetta di Progetto Iskandar; e una rassegna di ricostruzioni degli apparecchi che hanno segnato tappe fondamentali nella storia dello sviluppo tecnologico e dell’intrattenimento di massa. Inoltre, Retroedicola collabora con le scuole a cui “presentiamo l’istruzione attraverso il videogioco”.
Queste attività vengono mandate avanti in parallelo. “Non c’è una reale spartizione, cerchiamo di portare avanti tutto assieme. Abbiamo un gruppo che scansiona, uno che lavora con le scuole…siamo in tanti, ci dividiamo”.
Il nuovo, vecchio Zzap!
Un altro progetto che si è dedicato a riportare in auge una vecchia rivista è Zzap!, che è tornato nel 2021, gestito dall’Associazione Airons Vigevano, molti anni dopo la chiusura della rivista originale.
Anche questo progetto è basato sul tesseramento (35 euro all’anno): solo i soci ricevono la rivista, che non è solo un PDF, ma viene stampata proprio per recuperare le sensazioni della rivista originale. Le copie stampate e rimaste invendute sono poi acquistabili online, ma la loro quantità viene definita “non determinante”, in quanto solo meno del 20% del totale.
Oggi i soci sono 350, sopra alle aspettative. “Puntavamo a 200”, ha detto Paolo Besser durante una sessione tenuta a Vigevano Retrofutura.
“Garantiamo 4 numeri all’anno da minimo 48 pagine, anche se in media sono 60”, ha aggiunto. A oggi a Zzap! lavorano cinque redattori, tutti retribuiti per i loro articoli.
In virtù della sua doppia natura – da una parte una nuova linea, dall’altra un proseguimento con il passato – Zzap! ha una doppia numerazione: una indica i numeri del nuovo corso e l’altra riprende quello passato; come se niente fosse cambiato.
Zzap! oggi prosegue il racconto dei videogiochi per piattaforme classiche, dal Commodore 64 al Mega Drive; ma le recensioni non avvengono attraverso l’hardware originale, bensì tramite sistemi di emulazione per semplificare la cattura delle schermate.
La risoluzione delle immagini del gioco viene alzata, per esigenze di stampa, attraverso il sistema Stable Diffusion, basato sull’Intelligenza Artificiale: è un sistema “text to image”, che cioè parte da una descrizione testuale per generare un’immagine, ma possono essere usate anche altre immagini come riferimento, sempre affiancate da un testo.
Stable Diffusion viene usato anche per la creazione di immagini scontornate da usare nelle pagine, in particolare modo quando il programmatore non ha materiale per il marketing e la promozione.
In ottica futura, ci saranno più articoli di approfondimento e anche delle collaborazioni internazionali, magari con dei musei. “Ci piace l’idea – ha puntualizzato Besser – che Zzap!, oltre che rivista di nicchia, abbia un suo spessore editoriale, che, secondo noi, è difficile trovare sui siti e sulle altre riviste”.