Se hai bisogno, chiama Timi

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Timi Studio, autore di Honor of Kings e Call of Duty Mobile, ha annunciato che collaborerà con Xbox Game Studios per creare “una nuova esperienza sensoriale”. Il comunicato ufficiale non aggiunge molti dettagli, ma ne sapremo di più già quest’anno.

Timi Studios fa parte della cinese Tencent (produttore dell’app di messaggistica WeChat) e sta diventando un riferimento per le società occidentali che decidono di investire sulla Cina e, più in generale, sul mobile con un prodotto dedicato. Lo ha fatto Activision con Call of Duty Mobile, appunto, ma Timi Studios, che ha fatturato 10 miliardi di dollari nel 2020, sta collaborando anche con Nintendo per lo sviluppo di Pokémon Unite, un Multiplayer Online Battle Arena (MOBA) gratuito che uscirà su Android, iOS e Nintendo Switch. Lo scorso anno SNK ha annunciato che Timi Studios realizzerà Metal Slug Code J per mobile, sebbene da allora non se ne è saputo più niente.

Il gioco più famoso di Timi Studios è Honor of Kings, che rappresenta l’apice del successo del mondo mobile e raccoglie 100 milioni di utenti. Ha debuttato sul mercato del 2015, eppure a oggi continua a essere in cima alla classifica dei giochi mobile che generano più ricavi. Secondo le stime di Sensor Tower, fra gennaio e aprile 2021 ha generato quasi un miliardo di dollari.


UBISOFT NON SMETTERÀ DI FARE GIOCHI AD ALTO BUDGET

Ubisoft ha annunciato i suoi risultati fiscali. Nel farlo, il direttore finanziario, Frederick Duguet, ha dichiarato che la pubblicazione di 3-4 giochi ad alto budget ogni anno sarà meno rilevante nel prossimo futuro perché “non rappresenta più un’indicazione valida delle nostre dinamiche di creazione del valore”. Una frase molto da direttore finanziario, che ha portato ad alcune interpretazioni fuorvianti sulla stampa specializzata. Ossia che Ubisoft intendesse realizzare meno giochi tripla-A per dare più peso, invece, ai giochi gratuiti.

Innanzitutto: non è vero.

Duguet stava facendo riferimento a come Ubisoft genererà ricavi e come gli azionisti devono interpretare le sue previsioni. Ed è evidente che i giochi free-to-play abbiano più potenzialità da questo punto di vista. La maggior parte dei successi commerciali oggi è un gioco gratuito con microtransazioni: League of Legends, Fortnite, Honor of Kings. Per cui, se un direttore finanziario di una società videoludica deve spiegare agli azionisti quali strade intende seguire la società che rappresenta per fare più soldi, è chiaro che risponda così. Quando Ubisoft fa delle previsioni sui ricavi per l’anno successivo, lo fa sulla base del successo che si aspetta dai suoi giochi più rilevanti (come Assassin’s Creed o Far Cry o The Division o Rainbow Six). Con tali dichiarazioni, Duguet ha voluto spiegare agli azionisti e agli analisti come valutare Ubisoft d’ora in poi in un contesto commerciale che è molto diverso da quello degli anni passati.

Un’immagine di Far Cry 6

Il maggior focus sui giochi gratuiti, in ogni caso, non va frainteso con l’idea che Ubisoft realizzerà meno giochi ad alto budget. A seguito della pubblicazione delle libere interpretazioni della stampa, la società ha specificato che “siamo entusiasti di investire di più nelle esperienze gratuite, comunque, volevamo chiarire che ciò non significa che ridurremo la nostra offerta tripla-A”.

Per di più, come ha fatto notare Jeff Grubb su GamesBeat, Ubisoft sta già seguendo questa politica: è il motivo per cui i nuovi capitoli di Assassin’s Creed ora escono una volta ogni due anni.


SEGA VUOLE CREARE UN “SUPER GIOCO”?

Un’altra questione riportata con grande enfasi, ma che merita invece di essere approcciata con qualche dubbio, riguarda SEGA. Presentando i risultati dell’ultimo anno fiscale, in una slide si parla della creazione di un ” Super Gioco” come parte di una strategia mirata ad aumentare le vendite. La realtà è un po’ diversa: non sappiamo se quel “Super Gioco” sia un solo progetto o sia il nome che la società ha dato alla sua strategia per l’anno fiscale 2026. Non sto dicendo che l’interpretazione della stampa specializzata (a sua volta basata su quella di Nibel) sia automaticamente sbagliata; ma che ci andrei piano.