L’industria dei videogiochi è sempre meno prevedibile

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Ogni domenica invio una nuova puntata.

L’11 novembre 2022 sarebbe dovuta essere una data speciale, per Starfield. Perché l’11 novembre prossimo saranno esattamente undici anni dall’uscita di The Elder Scrolls V: Skyrim.

Ma dei simboli la realtà se ne frega: nei giorni scorsi, Bethesda ha annunciato che sia Starfield sia Redfall sono stati posticipati alla prima metà del 2023.

La ragione: serve più tempo per lavorare alla migliore versione possibile di entrambi i giochi.Nel frattempo, Warner Bros. Interactive ha annunciato che le edizioni PS4 e Xbox One di Gotham Knights sono state cancellate perché, semplicemente, non erano all’altezza delle aspettative qualitative.

E veniamo dai rinvii del seguito di The Legend of Zelda: Breath of the Wild e di Suicide Squad: Kill the Justice League; persino del primo film di animazione di Super Mario.

L’impressione è che nonostante vari tentativi di bilanciare la necessità di organizzare la campagna di comunicazione – che ha bisogno di momenti intermedi per attirare regolarmente l’attenzione della stampa, degli influencer e delle persone che, alla fine, compreranno il gioco – con le complessità delle produzioni, specialmente quando coinvolgono dozzine di persone, l’industria non ce la stia facendo. Con effetti che coinvolgono un po’ tutti, anche chi non c’entra.

In altre parole, il rischio è che, come se fosse un’onda che travolge tutto, perdano di credibilità le parole che qualunque azienda pronuncia al momento dell’annuncio: perché potrebbe saltare un’edizione o un gioco potrebbe essere pubblicato privo di una modalità che invece doveva essere inclusa oppure, più semplicemente, essere posticipata la data di uscita di molti mesi. Oppure di quel gioco si potrebbe più niente per anni.