Dalla seconda metà di marzo 2023 non sarà più possibile acquistare giochi in versione digitale per Wii U e Nintendo 3DS, ha spiegato Nintendo. Dopo tale data sarà ancora possibile scaricare i contenuti aggiuntivi e i giochi precedentemente acquistati; ma è l’ennesimo caso in cui la realtà sbatte in faccia il problema della preservazione dei videogiochi, specialmente di quelli che sono stati pubblicati soltanto in versione digitale.
Ne scrissi tempo addietro, quando Sony annunciò una simile mossa per i negozi di PS3, PSP e PS Vita (prima di cambiare idea): “In italiano non esiste nemmeno una definizione precisa del luogo dove conservare i videogiochi: abbiamo le biblioteche per i libri e le cineteche per i film; ma quando parliamo di preservare i giochi lo facciamo usando espressioni come “archivi videoludici” o “biblioteche per videogiochi”: ciò dà forma al problema alla base, ossia del fatto che non ce ne siamo mai occupati più di tanto.“
La Video Game History Foundation (VGHF), organizzazione non-profit che si dedica alla preservazione della storia videoludica, ha commentato la notizia con un prevedibile tono amaro.
In particolare, l’organizzazione ha sottolineato che pur comprendendo le necessità commerciali che hanno portato Nintendo a una simile decisione, “non comprendiamo la strada che secondo Nintendo dovrebbero percorrere gli appassionati se dovessero desiderare di giocare quei giochi in futuro”.
“Non fornire l’accesso commerciale è comprensibile, ma persino prevenire un lavoro istituzionale per preservare tali giochi sta attivamente distruggendo la storia videoludica” ha aggiunto la VGFH. Come altri grandi società videoludiche, Nintendo è parte dell’Entertainment Software Association, che rappresenta il settore negli Stati Uniti e, fra le altre cose, organizzare l’E3.
Ogni iniziativa che ha lavorato (in Italia, per esempio, cito l’Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna e The Genesis Temple, dove lo storico Damiano Gerli fa un lavoro diverso, ma comunque importante) per preservare la storia dei videogiochi lo ha fatto e lo sta facendo non grazie agli editori, bensì nonostante gli editori. La preservazione non fa parte dei loro interessi.