Anche Square-Enix ha annunciato che d’ora in poi intende fare ancora più videogiochi multipiattaforma. Il che, forse, indica che gli accordi di esclusività, anche temporale, non bastano più a controbilanciare gli enormi costi per un certo tipo di videogiochi, come Final Fantasy.
Quanto presentato da Square-Enix va di pari passo con l’atteggiamento più aperto di Microsoft, spinta dall’idea dell’amministratore delegato Satya Nadella secondo cui le esclusive per console sono una cosa di cui farebbe volentieri a meno. La stessa Sony, con Helldivers 2 in particolare, sta vedendo i benefici di avere i suoi videogiochi, o comunque quelli pubblicati da Sony, anche altrove, cominciando da PC.
Eppure, quando si parla della spinta multipiattaforma lo si fa spesso seguendo una retorica disfattista. Che va detto, è più di chi per anni ha sposato una determinata console; e quindi, ha sposato anche la causa di una certa azienda. Così, se Azienda X cambia idea, allora viene sentito come un tradimento.
Viene da chiedersi, però, chi realmente abbia qualcosa da perdere quando più videogiochi sono multipiattaforma. Gli utenti Xbox perdono davvero qualcosa se il prossimo videogioco Xbox esce altrove? Secondo me no. Chi gioca su console PlayStation ha meno valore? Figuriamoci. E chi gioca su Nintendo Switch? Nemmeno. Anzi, penso che accolga ben volentieri videogiochi come Pentiment o Grounded che per anni sono stati tenuti lontano.
Esistono due linee parallele. Una è quella della strategia aziendale: che per tanti anni ha percepito l’esclusività console come un modo essenziale per crescere. Oggi questa linea, e lo vediamo sempre di più, sta deviando in un’altra direzione. Scelte aziendali: se ne può discutere, si può valutare se sia giusto o meno rispetto a ciò che pubblicamente sappiamo di una società.
La seconda linea è quella del videogioco e dei videogiocatori. E io davvero fatico a trovare qualcuno che viene danneggiato dall’avere un videogioco su più piattaforme, qualunque videogioco questo sia.
Il punto è che a volte – e l’informazione in questo è complice – viene affrontata così tanto e in modo così assiduo la prima linea – raccontata spesso con enfasi romanzesca: la retromarcia, il fallimento, “la grande crisi” – che sembra che sovrapponga, anzi quasi cancelli, la seconda. Il benessere aziendale viene quindi percepito come il benessere di chi gioca ai videogiochi. Come se fossero la stessa cosa.
Massimiliano
“Questo videogioco sembra essere divertente”. Si potrebbe dire che il rapporto fra Jason Gastrow, conosciuto anche con lo pseudonimo di “Dunkey”, e lo sviluppatore Billy Basso sia nato così. Gastrow, uno youtuber da 7,5 milioni di iscritti. Basso uno sviluppatore solitario che aveva lasciato nel 2017 il lavoro di ingegnere software a NetherRealm Studios (Mortal Kombat) e da anni stava lavorando al suo ultimo progetto: Animal Well.