Cos’è successo ad Angry Birds in questi anni

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Centinaia di milioni di download. Una delle serie di maggior successo della storia del mondo mobile. Uno dei marchi più riconoscibili degli ultimi quindici anni dei videogiochi.

Eppure, la popolare serie mobile Angry Birds non è più sufficiente da sola a garantire a Rovio, il suo produttore finlandese, un roseo futuro. Per vari motivi. Primo fra tutti: costa sempre di più trovare nuovi giocatori. E la serie, tutto sommato, è diventata per Rovio persino un fardello, da un certo punto di vista.

Il remake di Angry Birds tolto da Android

Intanto, cosa è successo nei giorni scorsi. Rovio ha annunciato che il remake dell’originale Angry Birds – chiamato Rovio Classics: Angry Birds – sarà rimosso dal Play Store di Android, mentre sull’App Store di iOS sarà chiamato Red’s First Flight (Red è il nome dell’uccello rosso protagonista). Dal Play Store era stato scaricato oltre 500.000 volte.

Il motivo della decisione è molto interessante: in pratica, il gioco – che veniva/viene venduto a 1,19 euro – di fatto stava togliendo mercato agli altri giochi di Rovio basati su Angry Birds, che invece sono gratuiti, ma presentano le microtransazioni.

Per l’articolo che ho scritto su DDAY, ho contattato Rovio per avere ulteriori informazioni. Se ti interessa tutto, puoi trovare l’articolo qui.

Qua faccio solo una breve sintesi di ciò che posso aggiungere rispetto alla comunicazione ufficiale:

  • Rovio Classics: Angry Birds è considerato dalla società come un gioco per “superappassionati” e ormai chi lo voleva se l’è comprato e potrà continuare a giocarci se lo ha installato. Il gioco, per intenderci, è uscito a marzo 2022, mentre l’originale, insieme ad altri giochi della serie come Angry Birds Seasons, era stato rimosso anni fa perché il motore era ritenuto troppo vecchio per essere continuamente aggiornato;
  • la versione su iOS è rimasta perché “vogliamo esplorare altre alternative che ci permettano di mantenere il gioco disponibile per gli appassionati”;
  • in generale, “Rovio Classics: Angry Birds non è uno dei giochi principali di Rovio”;
  • la scelta di rimuoverlo da Android e cambiare nome su iOS (rendendolo quindi meno visibile quando le persone cercano Angry Birds) è dettata dal fatto di “assicurare che i giocatori scoprano e trovino i giochi che sono al cuore del nostro progetto di business a lungo termine”.

Le ragioni di business

Ci sono da fare delle considerazioni molto pratiche sulla faccenda. Alcuni dati da cui partire:

  • appena l’1% dei giocatori attivi sui giochi di Rovio (cioè 454 mila su oltre 43 milioni) paga qualcosa;
  • le persone che pagano spendono in media 45,60 euro al mese, ossia circa 547 euro all’anno.

In pratica, una parte di quelle persone che possono arrivare a pagare in media 45 euro al mese stavano bene pure con un gioco completo da poco più di 1 euro: inaccettabile per il giro d’affari costruito da Rovio che, come altre società mobile, prevede che pochissime persone paghino così tanto da bilanciare tutte le altre che spendono molto poco o niente affatto.

Prendiamo in considerazione altri elementi.

Intanto, come ho già scritto in passato, il costo maggiore dei giochi mobile è l’acquisizione degli utenti e per Rovio il costo sta aumentando costantemente: nel quarto trimestre 2022 la spesa per l’acquisizione degli utenti è stata oltre il 31% dei ricavi o 23,3 milioni di euro; due anni prima era il 24,9% o 16 milioni di euro.

Ciò in aggiunta al fatto per due anni consecutivi il profitto operativo annuale di Rovio è calato rispetto ai dodici mesi precedenti.

Angry Birds: un successo difficile da gestire

L’incredibile successo di Angry Birds del 2009 è stato un vantaggio e uno svantaggio.

Nel 2009 Angry Birds divenne uno dei simboli del mondo mobile e arrivò poi anche su altre piattaforme, come PlayStation 3 e PSP. Era difficile trovare delle persone con uno smartphone, soprattutto un iPhone, che non avessero giocato ad Angry Birds o comunque non lo conoscessero, in quegli anni.

Il successo fu tale che:

  • il gioco venne riproposto in varie salse. Pensiamo alle edizioni a tema Star Wars o Transformers; ma anche Angry Birds Space, Angry Birds Rio, Angry Birds POP!, Angry Birds Go!. Sono stati lanciati oltre venti giochi della serie;
  • Angry Birds 2, uscito nel 2015, all’inizio del 2021 aveva raccolto 600 milioni di dollari;
  • nel 2016 e nel 2019 ci sono stati due film di animazione al cinema, pur con fortune diverse (il primo ha incassato 352 milioni di dollari; il secondo 152 milioni).

Ancora oggi i giochi di Angry Birds rappresentano la maggior parte dei ricavi di Rovio (83% nel quarto trimestre del 2022). Ma è anche un problema: Rovio non è mai riuscita a uscire dal cerchio di Angry Birds; a partorire una nuova proprietà intellettuale che potesse diversificare il suo portfolio.

Non è un caso, insomma, che oggi Rovio stia cercando un acquirente nonostante i suoi giochi principali – Angry Birds 2, Angry Birds Dream Blast, Angry Birds Friends e Angry Birds Journey (che insieme contano oltre 200 milioni di download soltanto dal Play Store) – continuino ad attirare nuovi utenti, anche paganti.

L’offerta principale è quella di Playtika, che a gennaio ha proposto di pagare Rovio 800 milioni di dollari (al momento, Rovio ha una capitalizzazione di circa 680 milioni di dollari).

Durante l’ultima presentazione finanziaria, la società ha evidenziato che il consiglio di amministrazione “ha deciso di entrare in discussioni preliminari non vincolanti con alcune parti, inclusa Playtika”. Aggiungendo che “continua a esplorare tutte le opzioni strategiche per raggiungere il miglior risultato possibile per Rovio e per i suoi azionisti”.

Stesso mercato, due mondi diversi

La parabola di Rovio dice tanto di come il mondo mobile dei videogiochi è cambiato o perlomeno il suo modello di business.

Nel 2009 Angry Birds ha fatto da apripista a successi incredibili, chiedendo ai giocatori pochi euro per giocare a esperienze intuitive e facili da condividere. Quattordici anni dopo, quello stesso gioco con quello stesso modello di business ha finito per intralciare il modo in cui oggi viene affrontato il mondo mobile (e diciamocelo: non solo): i giochi sono gratuiti, ma alcune persone (quelle che vengono chiamate “balene”) devono spendere parecchio e continuare a farlo per lungo tempo per tenere in piedi la baracca. E se queste persone smettono, allora bisogna trovarne altre che lo facciano.

Peraltro, la cosa è molto interessante, se ci pensi: “less is more” è ancora un mantra valido se un gioco con otto livelli, mai più aggiornato dal lancio, può essere più che abbastanza per tantissime persone. Persone che evidentemente vedono nella spesa continua non un impeto, ma solo l’unica alternativa per giocare a certi videogiochi.

Rovio Classics: Angry Birds era stata la via d’uscita da questo meccanismo, per alcune persone. E Rovio gliel’ha tolta.