La PlayStation di Schrödinger

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Robert Kotick, spesso citato come Bobby Kotick, è stato amministratore delegato di Activision prima e Activision Blizzard per oltre trent’anni, sin dai primi anni Novanta. Quindi era amministratore delegato quando, nel 2021, sono emerse le prime testimonianze e ricostruzioni di un ambiente di lavoro tossico e sessista, fra cui il triste episodio della “Cosby suite”; e poi le indagini degli enti statunitensi; fino ad arrivare all’acquisizione della società da parte di Microsoft. Annunciata a inizio 2022 e conclusasi a ottobre 2023.

Da quando Microsoft ha concluso l’acquisizione di Activision Blizzard, Kotick se ne è andato, insieme con la sua buonuscita multimilionaria.

Nei giorni scorsi Kotick, ora fuori dal settore videoludico, è tornato a parlare proprio di quelle accuse e di quelle cause legali che gli enti statunitensi e i sindacati, che pian piano sono emersi e si sono rafforzati in Activision Blizzard anche per ciò che è accaduto nel 2021, hanno presentato contro la società. Definendo “false” queste accuse.

Secondo Kotick è stata tutta una montatura, tutto un modo affinché i sindacati si prendessero la società. Sostenendo che avessero fatto la stessa cosa in altre società, come Google e Tesla, allo scopo di attirare nuovi membri in un periodo di calo degli iscritti.

“[…] Non l’avevo capito davvero finché non abbiamo affrontato questo processo”, ha detto Kotick intervistato dal podcast Grit. “Sono riusciti a far sì che un’agenzia governativa, la EEOC [Equal Employment Opportunity Commission] e un’agenzia statale per l’impiego chiamata Department of Fair Employment and Housing [DFEH], presentassero false denunce contro di noi e Riot Games, avanzando accuse sul posto di lavoro che non… non erano vere, ma sono riusciti a farlo”.

La Communication Workers of America (CWA) – a cui i sindacati del settore devono “affiliarsi”, diciamo così – ha definito “un insulto” le parole di Kotick. “Fortunatamente per i lavoratori, Kotick se ne è andato e migliaia di lavoratori si sono organizzati in sindacati nella CWA senza subire intimidazioni o interferenze e ora hanno una voce sul lavoro”.

È curioso che oggi Kotick parlì così. Perché a gennaio 2022, quando Microsoft ha annunciato di voler comprare Activision Blizzard, Kotick diceva cose molto diverse.

Intervistato da Venture Beat proprio per spiegare il ragionamento dietro all’accettazione della proposta di Microsoft, Kotick disse: “Dal mio punto di vista, se si verifica un singolo episodio di molestie nella tua azienda, è uno di troppo. E non vuoi mai avere un ambiente in cui le persone non si sentano sicure, a loro agio e rispettate. E così quando l’EEOC ha avviato la sua indagine, circa tre anni fa, è stato il catalizzatore per noi per iniziare a pensare a come cambiare e trasformare la cultura per assicurarti di avere la cultura più sicura, accogliente e inclusiva. Per me è una priorità assicurarci di avere i migliori luoghi di lavoro”.

Ma era un’intervista più formale e abbottonata, in un momento in cui la sua società stava attraverso una simile transizione così fondamentale, al centro della più grande operazione finanziaria che, ancora oggi, è stata registrata in questo settore. Oggi Kotick è “libero” di dire la sua senza rappresentare Activision Blizzard o Microsoft.

Così, il fatto che accusi gli enti statunitensi e i sindacati di aver “complottato” ai danni della società e che abbiano orchestrato “false” accuse, ci dice cosa pensa davvero. Fuori dalle interviste e dalle uscite pubbliche, senza che venga smentito mentre dice queste cose e senza timore che qualche azionista se ne lamenti. Ci dice cosa, in realtà, Kotick ha sempre pensato davvero.

Il che, forse, ci dà anche qualche spiraglio in più rispetto a perché certe cose sono accadute in Activision Blizzard.

Massimiliano


PlayStation sta andando male e bene allo stesso tempo? Sembra una domanda retorica, ma non lo è. E curiosamente, ci sono due risposte, antitetiche e vere allo stesso tempo. Perché dipende dai punti di vista e da cosa si intende per “andare male” o “andare bene”.

Proprio in questo aspetto – sfaccettato, complesso e stratificato – risiede una delle sfide che l’informazione videoludica deve affrontare. Spiegare che non è sempre tutto così semplice. Bianco o nero. Esclusive sì o esclusive no. Online oppure offline.

Torniamo alla domanda di partenza. Può PlayStation star passando sia un momento molto positivo sia un momento molto negativo?