IA, IA ovunque

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Accade spesso che una nuova espressione venga praticamente messa ovunque. E che all’improvviso quella cosa sembri essere nella testa di tutti e ci si può chiedere se sia frutto del caso o di un’azione concertata fra vari attori.

Altre volte, e adesso ci arrivo, accade un’altra cosa: un prodotto, un servizio o un elemento di quel prodotto o di quel servizio viene spacciato come qualcosa di più incredibile di quanto sia. Perché c’è da rincorrere una tendenza o una nuova “parola magica” – come scrissi agli albori della campagna di comunicazione sul metaverso.

Nei giorni scorsi, Ubisoft ha annunciato, con una certa enfasi, l’implementazione di uno strumento chiamato Ghostwriter, che servirà a chi lavora ai dialoghi dei personaggi non giocanti, quindi quelli secondari, per velocizzare i processi.

In pratica, inserisci una frase e Ghostwriter crea varie versioni di quei dialoghi sulla base dell’emozione che si vuole scaturire nell’utente finale. Poi scrittori e scrittrici possono cancellare o modificare quella bozza.

Viene definito come uno strumento basato sull’Intelligenza Artificiale, che è il termine che oggigiorno attira più interesse, curiosità e investimenti, sicuramente da dopo che OpenAI ha tirato fuori ChatGPT: quel servizio che tutti stanno usando per creare storie, articoli e poesie.

A guardare Ghostwriter, però, diventa evidente che chiamare Intelligenza Artificiale quella cosa lì è piuttosto esagerato. Si potrebbe persino ragionare su se sia appropriato definire Intelligenza Artificiale ChatGPT, ma non voglio addentrarmi troppo in questo discorso.

Sicuramente, in Ghostwriter, ci sono dinamiche basate sull’apprendimento automatico, che serve a migliorare di volta in volta i suggerimenti proposti da questo strumento. Ma come Photoshop permette di riempire il vuoto in un’immagine studiando il resto del contenuto e creando, quindi, qualcosa che prima non c’era in quel punto: ma nessuno ha mai pensato di parlare con tanta enfasi di quella funziona.

Sappiamo anche che sistemi simili, come ha spiegato tempo fa Matteo Sciutteri su Spaziogames, esistono da tempo: ma usare il termine Intelligenza Artificiale oggi è troppo ghiotto per avere più visibilità di quella che ci sarebbe stata in qualunque altro momento.

E infatti, anche Unity, che produce l’omonimo motore grafico usato da tantissimi videogiochi, sta preparando un annuncio che riguarda l’Intelligenza Artificiale.

Bisogna fare attenzione a non cascare tanto facilmente nella confusione e pensare che all’improvviso l’industria abbia scoperto l’Intelligenza Artificiale o che quest’ultima, in varie forme e a vario titolo, non sia mai stata parte del flusso di lavoro dei videogiochi.

È solo che oggi parlare di Intelligenza Artificiale fa tendenza.