Essere giornalisti è una grande responsabilità. Significa fornire alle altre persone le informazioni attraverso cui leggere la realtà. I giornalisti intervistano politici, economisti, imprenditori; criticano leggi, proposte, idee; danno opinioni su più o meno tutto ciò su cui sia possibile esprimere un’opinione. Tale responsabilità rischia, perciò, di sbattere contro il muro del proprio ego. Perché, specialmente quando si deve giudicare il lavoro altrui, si può sentire di avere il potere di dire ciò che si vuole per farsi voce del popolo, oltrepassando il limite del rispetto.
Mi è capitato tante volte di sottovalutare questo aspetto del mio lavoro, soprattutto quando era il momento di recensire un gioco brutto. Viene spontaneo metterla sul ridere; sbeffeggiare il lavoro che è stato fatto e persino usare parole ed espressioni che non si addicono in sede di recensione. Il punto è uno: bisogna sempre avere rispetto. Per gli altri, per il loro lavoro, anche – soprattutto – quando è pessimo. Davvero pessimo. Perché ci sono persone che ci hanno speso mesi interi e che spesso sono vittime di un cattivo progetto tanto quanto i consumatori e i giornalisti.
Alla base, però, ci dev’essere sempre l’idea che se ho la responsabilità di giudicare il lavoro degli altri, non posso permettermi di prendere tale responsabilità alla leggera e persino di abusare della mia posizione.
Perché questa premessa?
2K Games ha pubblicato un gioco mobile della serie XCOM, intitolato XCOM Legends. In breve, non ha niente di ciò che viene apprezzato nella serie, partendo dai combattimenti molto tattici. Anzi, è un gioco pensato per sfruttare appieno le meccaniche meno apprezzabili del segmento mobile, fra cui una forte invadenza delle microtransazioni, micropagamenti per acquistare potenziamenti o energia per i personaggi.
Parlando del gioco, Kotaku ha titolato così: “2K lancia un nuovo gioco di XCOM che sembra una merda”. Le proteste verso il titolo sono state molte e sono ancora visibili su Twitter. Alcuni hanno sottolineato quanta pochezza professionale ci fosse dietro. Altri che il titolo poteva essere troppo colorito, ma comunque doveroso verso un gioco pessimo.
Kotaku ha poi aggiornato il titolo in “2K lancia un gioco di XCOM che non sembra per niente XCOM”, ma la prima versione può ancora essere letta online. In fondo alla pagina ora è presenta un’annotazione: “Questo post e il suo titolo sono stati modificati per riflettere che i lanci soft sono comuni nel settore mobile e non riflettono la qualità del gioco”. Cos’è un “lancio soft”? I giochi mobile spesso vengono distribuiti in silenzio in mercati secondari in modo da iniziare ad avere dei riscontri concreti dai giocatori e poter poi ottimizzare il gioco (potenzialmente anche cambiare drasticamente certe meccaniche) prima che arrivi in mercati chiave, come gli Stati Uniti. Come ha fatto notare il game designer Damion Schubert su Twitter, ciò è anche indicativo di quanto poco i siti specializzati sappiano del settore mobile: perché se ne occupano poco.
Per quanto può sembrare facile giustificare tali espressioni nel momento in cui un gioco/un film/un libro è pessimo, e godere così del consenso popolare, è invece esattamente il contrario. In particolare, dopo che la nuova direttrice di Kotaku ha proclamato quanto servisse un cambio di passo per far sopravvivere i siti di informazione videoludica. È inutile lamentarsi del linguaggio da bar nei commenti se prima non si riesce a moderare le proprie opinioni per rispettare il lavoro altrui. Anche quando va criticato ed è pessimo.