Un rapporto supportato dalle associazioni per i consumatori di 20 Paesi, fra cui Adiconsum per l’Italia, ha chiesto una maggiore regolamentazione attorno alle “loot box”, quelle casse di oggetti virtuali che in molti giochi – anche non gratuiti – includono oggetti casuali di vario titolo in cambio di un pagamento in moneta virtuale.
Il rapporto è stato redatto dalla Norwegian Consumer Council (e curiosamente, si intitola “Insert Coin”, ma io non c’entro niente): sul sito della BBC trovi un riassunto; qui invece il rapporto completo.
La NCC sostiene che il modo in cui le loot box vengono presentate inganni le persone, soprattutto se minorenni, perché, per esempio, non viene chiarita la probabilità di trovare certi oggetti; perché l’utilizzo di una moneta virtuale maschera la reale spesa effettuata su una singola loot box; o ancora perché, nei giochi gratuiti, viene incentivata la spesa, a volte in modo compulsivo.
Nel rapporto, la NCC cita anche alcuni elementi che riguardano tutti i contenuti digitali – ossia il rischio di perdere i contenuti in qualunque momento se l’azienda decide di chiudere un servizio, in questo caso un videogioco.
La NCC richiede che nei giochi dove è probabile che accedano dei minorenni vengano tolte le loot box e non siano inclusi meccanismi di “pay to win”, dove chi più spende ottiene dei vantaggi competitivi.
Si tratta di una battaglia che va avanti da anni. La modalità Ultimate Team di FIFA è una di quelle più prese di mira.
A marzo 2022, però, la Administrative Jurisdiction Division del Consiglio di Stato olandese ha ribaltato la sentenza di grado minore e annullato la multa che era stata commissionata a Electronic Arts asserendo che la modalità Ultimate Team non è un gioco di probabilità indipendente, bensì integra elementi di probabilità in un più ampio gioco di abilità; perciò, EA non ha violato alcuna legge sul gioco d’azzardo.
In Belgio, invece, EA ha dovuto modificare FIFA in modo che le loot box siano accessibili soltanto giocando e non pagando.
La difficoltà a legiferare sul tema sta spingendo alcune aziende a un approccio più cauto. Diablo Immortal, che ha debutto nei giorni scorsi su iOS e Android, non è stato pubblicato in Belgio e in Olanda ufficialmente a causa dell’“attuale ambiente operativo”.