Da sempre c’è un livello di confusione quando si parla di videogiochi: si confonde l’aspetto commerciale con quello culturale. Viene confuso il successo, in termini di vendite, di un gioco con ciò che quel gioco può rappresentare o significare. O detto in altre parole: se vende tanto, allora vale tanto; se vende poco, allora vale poco.
Sono due aspetti che è molto importante, invece, scindere. Perché sono due valori differenti: uno – il successo commerciale – ci dice quanto un dato videogioco ha risposto a una domanda di mercato; l’altro – il valore culturale – ci indica invece come un videogioco ha rappresentato la sua storia o i personaggi o le vicende o altri sottotesti che vanno considerati per analizzarne il significato.
Non è una differenza banale.
Non lo è, soprattutto, in fase di valutazione di un gioco, anche a posteriori e a distanza di anni dal lancio. Il ruolo della critica non è quello di valutare se un gioco è degno del suo successo o no; bensì, è quello di verificare cosa ci dicono gli elementi ludonarrativi dell’esperienza, il rapporto che si instaura fra chi fruisce di quell’esperienza e il videogioco rispetto a un contesto più ampio, rispetto a come l’opera si inserisce nella società e cosa dice di quella società.
Non è qualcosa che piace, ormai è evidente: si preferisce dire che “la politica deve stare fuori dai videogiochi” non considerando che la politica non è solamente uno spot elettorale. La politica è ovunque, la politica è tutto: è come scegli di scrivere una storia, quali elementi tieni fuori e cosa scegli di dire; è quale personaggio scegli di mettere al centro e cosa fa e cosa dice quel personaggio; è il nome che dai al videogioco.
Puoi ignorare la politica, ma non puoi ignorare gli effetti che la politica ha sul mondo che ti circonda; un mondo che ovviamente influenza anche i videogiochi. E anzi, a loro volta i videogiochi e come vengono realizzati influenza le percezioni e le idee; consolidarne alcune e storpiarne altre. Come qualunque altra opera culturale.
Ciò significa che il successo o l’insuccesso di un videogioco a livello commerciale nulla ha a che vedere con la componente più politica, con ciò che dice e il significato che ha.