Da Hollywood ai videogiochi: perché lo sciopero di attori e attrici potrebbe espandersi

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Lo sciopero che sta attraverso il mondo cinematografico ha aggiunto, di recente, una terza categoria di persone: attori e attrici (ma non solo) che lavorano nei videogiochi.

Gli sceneggiatori hanno raggiunto un accordo nei giorni scorsi, mentre attori e attrici che lavorano nel cinema stanno ancora scioperando come parte del sindacato Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (o SAG-AFTRA).

Il 26 settembre oltre il 98% dei membri del sindacato ha votato a favore dell’estensione dell’autorizzazione a scioperare anche per negoziare un nuovo accordo con le società di videogiochi, il cosiddetto Interactive Media Agreement. Il contratto collettivo è scaduto quasi un anno fa, durante cui SAG-AFTRA ha continuato a negoziare con le società di videogiochi, che, ritiene il sindacato, “sono rimaste determinate a sottopagare gli artisti chiudendo un occhio su aspetti chiave della sicurezza degli artisti e sfruttandone le prestazioni e l’aspetto senza un consenso informato. Per molti artisti il loro primo lavoro potrebbe anche essere l’ultimo, visto che le società sono sempre più propense a scansionare i nostri membri o ad addestrare l’IA con le loro voci non appena si presentano a lavoro”. Con la scansione SAG-AFTRA intende le modalità con cui l’aspetto di una persona viene digitalizzato per crearne una versione virtuale verosimile (pensiamo a Norman Reedus in Death Stranding di Kojima Productions).

Le richieste di SAG-AFTRA riguardano soprattutto compensi migliori, adeguati all’inflazione crescente, e le modalità in cui viene usata l’Intelligenza Artificiale. Chi lavora nei videogiochi – si parla di attori e attrici, cantanti, ballerini e ballerine, ma anche chi è coinvolto nel doppiaggio o nel motion capture o negli stunt – chiede che vengano stabilite delle condizioni chiare, e ragionevoli, in cui le società di videogiochi possono usare il loro aspetto e porre dei confini.

“Se non stabiliamo dei paletti per assicurare che le persone continueranno ad avere una carriera, la tecnologia ci raggiungerà e ci sorpasserà”, ha detto Zeke Alton, membro del comitato di negoziazione per il settore interattivo di SAG-AFTRA, al Los Angeles Times.

Uno degli aspetti che viene sottovalutato quando si tratta di Intelligenza Artificiale è che, si dice, sostituirà il lavoro ripetitivo e manuale; che spesso però, anche nei lavori creativi, è quel tipo di attività che permette alle persone di fare esperienza e di migliorare, affinando lo stile e la tecnica. Per intenderci: le migliaia di notizie che ho scritto in questi anni hanno formato il mio stile di scrittura, il mio approccio al giornalismo e cosa ritengo appropriato scrivere e cosa no: se fosse stata una IA a farlo al posto mio, probabilmente non sarebbe stato lo stesso.

“Questi lavori che si basano su un’esperienza costruita nel tempo spariranno perché verranno svolti da un algoritmo”, ha aggiunto Alton.

Inoltre, per molte di queste persone che lavorano nei videogiochi aggregarsi allo sciopero di figure molto più in evidenza e popolari, come attori e attrici del cinema, è fondamentale per poter dare visibilità alla loro battaglia. Perché spesso chi lavora come doppiatore o nel motion capture, semplicemente, non è conosciuto dal pubblico.

“La SAG-AFTRA ha un vantaggio, che è quello dell’immagine di attori e attrici molto più famosi degli sceneggiatori e anche degli attori dei videogiochi, che se ne conoscono tre o quattro perché la loro voce è molto famosa o hanno recitato in situazioni in cui la loro immagine era presente”, commenta a Insert Coin Damiano D’Agostino, giornalista per The Hollywood Reporter Roma e co-autore della newsletter Still Alive, insieme con Ilaria Celli.

A parte rari casi – come Quantum Break di Remedy Entertainment oppure Immortality di Sam Barlow – gli attori e le attrici nei videogiochi prestano le loro sembianze per avere una riproduzione virtuale che può anche non c’entrare niente con il loro aspetto, magari perché devono interpretare un personaggio inventato. Il caso di doppiatori e doppiatrici è probabilmente quello più evidente.

“Essendo, poi, un settore che mediaticamente non è molto coperto dalla stampa generalista, diversamente dal cinema, o vanno in sciopero in questi momenti in cui il tavolo di negoziazione è aperto con gli studios o rischiano di perdere il treno e partire con uno sciopero che potrebbe non portare a niente: a una revisione degli accordi, magari, ma non ritenuta soddisfacente”, aggiunge D’Agostino.

L’ultimo aggiornamento sullo stato delle negoziazioni risale al 28 settembre. In una nota SAG-AFTRA ha riferito che “non è stato raggiunto alcun accordo e l’attuale contratto rimane in vigore fintanto che le parti continuano i loro sforzi per raggiungere un accordo”.

Le società di videogiochi coinvolte sono una selezione: Activision, Blindlight, Disney, Electronic Arts, Epic Games, Formosa Interactive, Insomniac Games, Take Two, VoiceWorks e Warner Bros. Games. All’appello mancano società come Sony Interactive Entertainment, che gestisce PlayStation, ma anche Microsoft o Nintendo. Cosa succede nel caso in cui le altre società raggiungano un accordo con il sindacato?

“Per le aziende non coinvolte, probabilmente gli accordi vengono stipulati col sindacato singolarmente”, prova a prevedere D’Agostino. “Quelli coinvolti sono i più grossi publisher. È vero: non ci sono PlayStation o Nintendo. Ma o fanno un accordo con il sindacato direttamente oppure io credo che si adegueranno a quello che sarà il risultato della negoziazione”.

Per ora, per quanto riguarda i videogiochi, SAG-AFTRA non ha ancora attivato lo sciopero; ma potrebbe farlo in qualunque momento. “Basta anche solo una sensazione al tavolo della negoziazione”, dice D’Agostino.

La “buona fede” della negoziazione si riferisce all’idea che entrambe le parti – sia sindacato sia società, quindi – siano interessate a raggiungere un accordo per tornare al lavoro nel miglior modo possibile. “Se il sindacato si rende conto che le dirigenze non vogliono saperne di negoziare, e sappiamo per certo che le aziende di videogiochi sono restie a scendere a patti con i sindacati, lo sciopero viene chiamato senza pensarci due volte”. Uno sciopero simile si è già svolto nel 2016.

Se le trattative non miglioreranno, lo sciopero potrebbe essere chiamato già in queste settimane, anche solo per approfittare dell’esposizione mediatica che tutta SAG-AFTRA, soprattutto dal lato del cinema, sta avendo in questi mesi. L’effetto più naturale sarà il rinvio di alcune produzioni videoludiche, sempre più legate ad attori e attrici di professione per la loro narrazione.

La durata intera dello sciopero, però, è ancora sconosciuta. Secondo D’Agostino, “se non trovano un accordo ora, ci vorrà ancora un bel po’”, arrivando anche a durare tutto l’inverno, che per il mondo del cinema significa altri festival: a cui, se lo sciopero proseguirà, non parteciperanno attori e attrici. “Se non trovano un accordo in queste settimane, si continuerà, secondo me, per tutta la stagione dei premi”, va avanti D’Agostino. “E lì metterà in crisi il sistema del prossimo anno, come la stagione successiva degli Oscar”.

Come talvolta accade per altri aspetti, anche nel caso delle lotte sindacali i videogiochi si trovano all’ombra del cinema: che è molto più rispettato, più storico e più istituzionalizzato rispetto all’industria videoludica. Perciò, lo sciopero di chi lavora nei videogiochi fra i membri di SAG-AFTRA dipende molto dai membri appartenenti al mondo cinematografico: perché senza quest’ultimi, i lavoratori dei videogiochi sarebbero un po’ più deboli di fronte alle società.