Come reagire ai remake

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

Io non sono contrario ai remake. Io per primo ne ho fruito e ne fruisco, talvolta. Quello che mi chiedo, semmai, è: quali giochi sono intitolati a diventare dei remake? Sulla base di quali criteri un gioco è più o meno intitolato a essere soggetta a un remake? Quale tipologia di videogioco ha bisogno di un trattamento simile?

Negli ultimi giorni abbiamo visto due annunci simili: il remake di Silent Hill 2 e del primo The Witcher. Quest’anno è già uscito The Last of Us: Parte 1 ed è in procinto di uscito il remake di Dead Space. Non è solo una percezione: ultimamente si è parlato molto di remake perché ci sono stati diversi annunci di remake.

Mi chiedo però come di volta in volta li percepiamo e come dovrebbero essere percepiti.

In alcuni casi sembrano evidenti forzature commerciali e in altri casi no: il problema è il remake inteso come operazione commerciale dal facile guadagno che fa leva sulla nostalgia e su un titolo che già a suo tempo fu un successo commerciale; o sono i giochi per cui viene fatto il remake?

In altre parole: i remake vanno bene sempre o non vanno bene mai?

È lecito che un’azienda abbia in catalogo i remake, le rimasterizzazioni, i sequel e le nuove proprietà intellettuali. Perché in questo modo un’azienda raggiunge più persone e massimizza le vendite sfruttando al massimo le sue proprietà intellettuali.

Eppure, i remake vengono sempre recepiti in modo divisivo, fra chi li ritiene superflui perché quella stessa azienda avrebbe potuto lavorare a un progetto nuovo e chi li applaude perché voleva giocare a quel gioco, ma con una veste nuova oppure perché recuperare l’originale non è semplice (servirebbe acquistare la console originale, trovare l’edizione del gioco: insomma, è scomodo e questo è fatto che non sappiamo ancora come affrontare in termini di preservazione e recupero).

Non sottovalutiamo, però, che il remake, inteso come rifacimento tecnologico, può diventare quasi un gioco nuovo, diverso dall’originale.

Nel momento in cui a un Silent Hill 2 o a un The Witcher andiamo a rimaneggiare la grafica, stiamo alterando l’esperienza originale.

Ciò è molto più percepibile con il trattamento che, per esempio, Capcom ha riservato ai Resident Evil: il 2, in particolare, è più moderno non solo esteticamente, ma anche nel modo in cui viene giocato.

Il Resident Evil 2 di oggi è quasi un gioco diverso rispetto al Resident Evil 2 che abbiamo conosciuto all’epoca della prima PlayStation. 

Una situazione resa ancora più complessa dal fatto che l’idea stessa di cosa debba essere un remake e come debba essere fatto varia da azienda ad azienda: fra The Last of Us: Parte 1, Resident Evil 2, Demon’s Souls e il prossimo Dead Space ci sono molte differenze in termini di approccio e modifiche all’opera originale.

Final Fantasy 7 Remake letteralmente ha rivisto la struttura narrativa in un’operazione molto vasta, che lo renderà una trilogia.

Perciò, arrivando a un punto di questa riflessione, che ne facciamo dei remake? Sono un’operazione legittima che prevede anche una quota di valorizzazione del patrimonio videoludico delle aziende? Oppure solo alcuni giochi hanno dignità a essere rifatti? E se sì, quali?

Badate: a me sta anche bene considerare tutti i remake di videogiochi un’operazione commerciale – cosa che di fatto sono – e quindi valutarli di conseguenza. La bandiera però non può sventolare in base ai nostri ricordi di cosa quel gioco è stato, per noi o per il settore, e cosa può ancora dire oggi.

Certo, questo è una parte della discussione, ma non può sminuire alla base la nascita o meno di un remake. Semmai, può diventare un livello di discussione e di valutazione in fase di analisi e di critica.

Per cui, ecco, io eviterei ogni volta di fare questa valutazione aprioristica dei remake sbagliati e dei remake giusti e semmai lascerei che siano poi i risultati a parlare e che in fase di critica si valuti cosa un gioco può ancora dire oggi; cosa significa aver rifatto proprio quel gioco e non un altro gioco, magari della stessa serie; il modo in cui è stato rifatto, a livello grafico e contenutistico, e perché.

Già questo eliminerebbe un sacco di rumore.