Si è parlato nei giorni scorsi di Unrecord. È uno sparatutto in prima persona sviluppato in Francia da DRAMA che ha destato interesse per la grafica molto realistica, che riprende la visuale delle bodycam (le piccole videocamere che le gli agenti di polizia tengono ad altezza del petto per inquadrare ciò che succede durante le operazioni) in scenari urbani.
Il suo realismo da una parte ha attirato un genuino interesse. Dall’altra ha generato discussioni rispetto a replicare scenari simili quando, soprattutto negli Stati Uniti, il rapporto fra le forze dell’ordine e la cittadinanza è, per usare un eufemismo, complicato.
In altre parole: se sia il caso che un videogioco si metta a rendere “giocosa” una situazione che nella realtà ha causato molte sofferenze, soprattutto quando le forze dell’ordine hanno agito con aggressività e discriminazione. Però la premessa – discutibile – è sempre che: se a qualcosa si gioca, allora questa cosa perde valore. Diventa meno seria.
A tale prospettiva, gli sviluppatori hanno risposto che “in quanto studio francese che si rivolge a un pubblico globale, il gioco non ingaggia con alcuna politica estera né è ispirato da alcun evento reale. Il gioco eviterà ovviamente ogni tema indesiderabile come discriminazione, razzismo, violenza contro le donne e minoranze”.
Io penso due cose.
La prima è che la volontà o meno degli sviluppatori, talvolta, non è necessaria: già solo il fatto che questo videogioco – per ora non ancora definitivo – sia fatto così, o aspiri a essere fatto così, fornisce per forza argomenti sul tema.
Le scene sono così evidenti, da quel che si può vedere, che i riferimenti a eventi reali non devono essere diretti: ci sono comunque.
La seconda cosa che penso è che voglio più giochi che “facciano discutere”. Ormai questa espressione viene percepita unicamente come una cosa negativa; come qualcosa da evitare perché oggi discutere significa arzigogolarsi su ragionamenti che possono polarizzare il pubblico.
Sto facendo questo ragionamento forse prematuramente: ma se questo gioco, Unrecord, dovesse anche solo avvicinare alcune persone, magari pure per vie traverse, a cosa significa far parte delle forze dell’ordine, alle idiosincrasie per questo mestiere e ai suoi casi estremi, allora avrà fatto non poco di buono.
Dal lato loro, gli sviluppatori cercano di evitare che i giochi “facciano discutere” : perché significa rischiare di vendere meno copie di quanto auspicato in un momento (il marketing) in cui del gioco bisogna dire solo cose positive. E quindi fanno grandi capriole per dire che no, loro non parlano di cose che possono generare discussioni.
Esistono ovviamente i casi estremi: non farei questo discorso se Unrecord fosse palesemente un tentativo blando e pressapochista di simulare crimini e situazioni al limite.
Ma i giochi che hanno aspetti che possono generare controversie e discussioni però sono ciò che serve a questo settore: generare discussioni, persino antipatie, serve anche ad accendere riflettori su temi, persone e situazioni.