Xbox è pronta a tutto. O quasi

Stai leggendo Insert Coin: una newsletter con cui racconto i videogiochi, il loro mercato e gli sviluppatori.
Ogni domenica invio una nuova puntata.

C’è un curioso controsenso nel settore. Mi riferisco alla volontà, da una parte, di indicare nelle aziende molte delle cattive abitudini che stanno ferendo il settore. E che sono legittime, vere: ne parlo spesso io per primo qui.

Ma contemporaneamente esiste anche un movimento uguale e contrario; che cerca di identificare alcune aziende che possano dall’interno smuovere il sistema. Come avere un infiltrato nei poteri forti affinché sconfigga, o perlomeno provochi qualche smottamento, nei poteri forti.

E così, di volta in volta, la ricerca va avanti. Guardandomi indietro, penso a CD Projekt, la società polacca che con la serie The Witcher, in particolare, ha conquistato tutti: critica e pubblico. Bei giochi, che hanno avuto grande successo. Fatti bene. “Come una volta”, si potrebbe quasi dire. Fino al lancio di Cyberpunk 2077: che uscì con tanti problemi tecnici, ma soprattutto molto diverso da com’era stato promesso. E così, pur se si è in parte ripresa, oggi CD Projekt non può più essere baluardo dei videogiocatori.

Negli anni questo ruolo è stato anche, in parte e con fortune alterne, ricoperto da società come Devolver Digital, il cui catalogo di videogiochi più piccoli, spesso molto creativi e a volte persino folli, è sempre interessante. Ma alla fine Devolver Digital è una società quotata in borsa, le sue stramberie comunicative sono un’altra faccia del marketing e quindi, può essere definita l’azienda di cui il pubblico ha bisogno nella sua crociata contro le aziende?

Per un po’ di tempo lo è stata anche Epic Games. Che si è anche erta a difesa degli sviluppatori tutti contro un gigante come Apple. È però curioso che una società multimiliardaria, che ha mostrato di fare ragionamenti del tutto sovrapponibili a quelli delle società che spesso critica, sia stata ritenuta candidabile a tale ruolo.

Ed eccoci a oggi e al nuovo cavaliere: Larian Studios.

Larian ha sviluppato Baldur’s Gate 3. Un videogioco fatto e finito: è uscito a prezzo pieno, niente microtransazioni né cose strane che gli utenti detestano; ed è un videogioco ad alto budget che ha venduto tanto perché – questa è la percezione – si è posto il semplice ma non banale obiettivo di creare un’esperienza soddisfacente. E basta.

Per di più, l’amministratore delegato, Swen Vincke, ha spesso contrastato gli abbonamenti a là Xbox Game Pass. Ora ha detto che Larian Studios non lavorerà ancora a Baldur’s Gate perché vuole fare altro.

Soprattutto Vincke ha infine espresso ciò che da tempo gli utenti avrebbero tanto voluto che qualcuno dall’interno dicesse: “Ho lottato con gli editori per tutta la mia vita e continuo a vedere gli stessi errori, ancora e ancora e ancora. Tutto ruota sempre attorno ai profitti trimestrali”, ha detto nel suo discorso con cui ha accettato il premio a Baldur’s Gate 3 ai Game Developers Choice Awards. “L’unica cosa che conta sono i numeri. Allora licenzi tutti e poi l’anno dopo ti ritrovi a dire ‘Cazzo! Non ho più sviluppatori’ e allora inizi ad assumere di nuovo”.

E poi ancora: “Rallentate un po’. Siate meno avidi. Siate resilienti, prendetevi cura delle persone, non perdete la conoscenza istituzionale che è stata creata in tutte queste persone che lasciate andare ogni singola volta…perché mi fa davvero incavolare”.

Vincke e Larian Studios oggi sono l’azienda che forse più di tutte è in stato di grazia. Ha creato un ottimo videogioco (Baldur’s Gate 3); si può permettere di assumere le decisioni che vuole (come non lavorare più a Baldur’s Gate) perché è indipendente; ha un ottimo rapporto di fiducia con gli utenti; e può persino alzare la testa e urlare alle grandi società multimiliardarie per mandarle al diavolo.

Un altro cavaliere sul cavallo bianco. Durerà, stavolta?

Massimiliano


“Siamo un’azienda. L’ho detto più e più volte. Non ho il lusso di permettermi di non gestire un’attività profittevole e in crescita all’interno di Microsoft. E oggi siamo a questo punto”.

A parlare è Phil Spencer, amministratore delegato di Microsoft Gaming, intervistato da Polygon durante la Game Developers Conference. Sta tutto qui il pensiero di Microsoft oggi: l’industria rallenta, le console rallentano; ma da qualche parte, in qualche modo, altri soldi devono arrivare.

Così Spencer – che sembra protagonista di un tour come quelli correlati all’uscita di un nuovo disco o di un nuovo libro – ribadisce la narrazione che da alcuni mesi Xbox sta portando avanti. Un mantra, quasi. Questo tipo di narrazione, ripetuta più e più volte, serve a sostenere tutti quei cambiamenti che Xbox intende implementare. Anche smontando alcuni perni attorno al quale il settore console in questi anni è ruotato.